Crisi di Idlib: dagli sfollati tante storie, ma un unico grido d’aiuto

rifugiati binnish siriaLe storie che sento dai colleghi di altre ong internazionali attive nella provincia di Idlib, nel nord della Siria, sono davvero le più disparate. E le più disperate.

La crisi che ha colpito la provincia, dopo che un’alleanza di gruppi ribelli ha conquistato la stessa Idlib e Jisr al-Shughur, due storiche roccaforti governative, è senza precedenti: i bombardamenti sui civili si sono moltiplicati, decine di migliaia di famiglie sono state costrette a sfollare dalle proprie abitazioni per riparare nelle città vicine, ritenute più sicure. Per poi scoprire – spesso a caro prezzo – che non esiste quasi un angolo della regione che non possa essere raggiunto da attacchi indiscriminati contro mercati, moschee, ospedali, scuole, persino terreni agricoli.

Anche molte famiglie fuggite da Idlib e riparate a Binnish, centro operativo di Amici dei Bambini, hanno inizialmente cercato riparo presso parenti, amici, conoscenti, ma sono state presto costrette a trasferirsi altrove. A volte insieme agli stessi parenti, amici e conoscenti che avevano dato loro ospitalità, che di tanto in tanto si trasferiscono nelle campagne circostanti, presso alcune fattorie o in sistemazioni di fortuna, spesso anche all’aperto.

Le più disparate storie, si diceva. Come quella di un uomo scappato con la famiglia da Idlib in un campo vicino al confine con la Turchia e costretto a dare in sposa la figlia di soli 16 anni, per avere una bocca in meno da sfamare. O quelle di tante giovani madri sole che ora condividono tende e spazi collettivi insieme a perfetti sconosciuti, in condizioni di estremo disagio, terrorizzate dall’idea di subire abusi, specie da parte dei combattenti stranieri (i cosiddetti foreign fighters), che frequentano l’area.

Per ogni famiglia costretta a lasciare la propria casa, c’è una storia diversa, fatta di scelte difficili e sofferte, angosce, umiliazioni, allontanamenti e separazioni, lutti. Sarebbe impossibile raccoglierle tutte, perché sono migliaia, e ciascuna rappresenta un dramma a sé, che quasi si perde, in quell’oceano di dolore che è diventato la Siria. Eppure, per quanto numerose, tutte queste storie possono essere raccontate a una sola voce, con un unico grido: quella di un popolo intero, provato da quattro anni di guerra, che chiede di non essere lasciato solo.

 

Luigi Mariani
Country coordinator di Ai.Bi. in Siria

 

Ai.Bi. ha lanciato la prima campagna di Sostegno a Distanza per aiutare le famiglie siriane a restare nel proprio paese e continuare a crescere i propri figli in condizioni dignitose, nonostante la grave crisi. Cibo, salute, scuola, casa, gioco: queste le cinque aree d’intervento. Per avere maggiori informazioni sull’iniziativa e per dare il tuo contributo, visita il sito dedicato.