Crisi di Idlib: notizie e storie sugli sfollati che non sentirete al Tg

bambini siriani sfollatiLa buona notizia è che forse qualcosa si comincia a muovere nella giusta direzione, sebbene con la crisi siriana il condizionale sia sempre d’obbligo: mentre sui media internazionali – ben un mese dopo la denuncia di Amici dei Bambini – si comincia finalmente a parlare dei recenti attacchi chimici nella provincia di Idlib, Staffan de Mistura, l’Inviato Speciale delle Nazioni Unite per la Siria, si prepara a riavviare i negoziati per la pace in un paese ormai devastato da quattro anni di guerra civile.

E qui, a proposito del conflitto, si torna inevitabilmente alle notizie meno belle; quelle che non vengono diffuse dai telegiornali e che spetta a noi dare, nella speranza di riuscire a fare un po’ di luce sul dramma che si sta consumando in Siria e sulle reali, concrete esigenze della popolazione.

Dopo i recenti scontri che hanno portato alla conquista della città di Idlib da parte delle forze ribelli, nelle zone dove Ai.Bi. è presente con i suoi progetti di assistenza umanitaria si è riversata una moltitudine di sfollati, in gran parte fuggiti dagli scontri e dai pesanti bombardamenti che stanno colpendo la città.

Secondo una prima stima effettuata dal nostro partner in loco, Syrian Children Relief, nella sola area rurale compresa fra Binnish, Taftanaz, Sarmin e Taoum, sarebbero confluite almeno 2.000 famiglie, molte delle quali hanno trovato sistemazioni di fortuna, presso fattorie e altri rifugi collettivi. I più fortunati hanno potuto farsi ospitare presso parenti, amici o residenti che hanno aperto le porte delle proprie case; una minoranza di profughi (stimata intorno al 10%) è stata invece costretta ad accamparsi all’aperto, in condizioni di estremo disagio. Si tratta per lo più di donne e bambini in stato di grande vulnerabilità, perché privi di un capofamiglia in grado di provvedere al loro sostentamento, in un contesto in cui molti beni e servizi primari – quando disponibili – sono inaccessibili a causa degli alti prezzi.

Questo nuovo, consistente afflusso di sfollati in un’area già duramente colpita dal conflitto costituisce una “emergenza nell’emergenza”, che la comunità umanitaria presente in Turchia e attiva nel nord della Siria si sta già organizzando per affrontare in maniera adeguata.

Nei giorni scorsi, durante una presentazione dedicata alla crisi di Idlib, un collega siriano che lavora per un’importante ong internazionale ha raccontato un episodio avvenuto mentre conduceva una valutazione dei bisogni sul campo; giunto presso la casa di un uomo che ospitava già 5 famiglie di profughi, in uno spazio ridotto e in condizioni di evidente sovraffollamento, è stato scambiato per uno sfollato e invitato a trasferirsi lì anche lui, con la moglie e i figli.

È un aneddoto, questo, che la dice lunga sullo spirito di accoglienza e ospitalità che anima il popolo siriano. Un popolo generoso, che continua a soffrire ingiustamente e in silenzio. Nell’indifferenza del mondo.

 

Luigi Mariani
Country coordinator di Ai.Bi. in Siria

 

Ai.Bi. ha lanciato la prima campagna di Sostegno a Distanza per aiutare le famiglie siriane a restare nel proprio paese e continuare a crescere i propri figli in condizioni dignitose, nonostante la grave crisi. Cibo, salute, scuola, casa, gioco: queste le cinque aree d’intervento. Per avere maggiori informazioni sull’iniziativa e per dare il tuo contributo, visita il sito dedicato.