Cristina Riccardi: perché timbrare le famiglie in difficoltà come ‘traditori’?

“Nell’accoglienza si compie una speranza” sottolinea Cristina Riccardi, relatrice durante la Giornata di studio e di confronto su Giuda, commentando il tema della Giornata. “Se poi vogliamo declinarla, nell’adozione si realizza la speranza del bambino che raggiunge in senso completo lo stato di figlio. Nell’affido avviene il superamento del disagio. Per tutti: sia per il bambino, sia per la sua famiglia d’origine.

“Mi colpisce la parola di Cristo rivolta a Giuda: ‘Amico’. È la parola con la quale credo vadano identificati soprattutto i genitori biologici dei minori che vanno in affido; perché guardare quei genitori come incapaci o timbrarli come dei traditori?”

Le famiglie presenti nel pubblico, come credi che abbiano recepito il dibattito?
Io credo che ci si siano ritrovate molte famiglie affidatarie, che hanno avuto modo di ripensare il loro modo di vivere il rapporto con i genitori che abbandonano. Un lavoro su cui abbiamo insistito tutto l’anno, culminato nel dibattito di oggi.

Chi, o che cosa vedi in questi genitori allora?
Non per forza l’incarnazione del male. Nella mia esperienza ho trovato anzi tanta fragilità, che può arrivare a tradursi in aggressività. Ma la realtà è che sono famiglie che soffrono di quella povertà di relazioni della quale abbiamo parlato durante i giorni di Convegno su adozione e aborto: povertà di sostegno, di stima e di stimoli.