Crollo domande di adozione? Via il passaggio dai Tribunali dei Minorenni per ottenere l’idoneità

Italia e Belgio sono gli unici due Paesi in Europa per i quali l’idoneità all’adozione internazionale passa ancora dai Tribunali per i Minorenni. Dopo il toccante  appello di Papa Francesco, occorre una rivoluzione culturale che passi dal criterio della “selezione” delle coppie  a quello dell’accompagnamento

La parole sull’adozione espresse da Papa Francesco durante la prima udienza generale dell’anno hanno lasciato il segno. E non poteva essere altrimenti, visto la chiarezza della presa di posizione e il “pulpito” dal quale sono arrivate: “Non bisogna avere paura di scegliere la via dell’adozione, di assumere il ‘rischio’ dell’accoglienza”, ha dichiarato il Santo Padre, il quale non si è fermato qui, ma ha espressamente invitato le istituzioni a vigilare sulle adozioni e a semplificarne l’iter”.

Una semplificazione possibile: via il Tribunale dei Minorenni per ottenre l’idoneità

All’indomani di queste parole, al di là di qualche sterile questione sollevata sull’accenno ai cani e i gatti che nulla hanno a che fare con il senso vero del messaggio papale, su tutti i giornali e i siti sono apparsi una gran quantità di articoli che sottolineavano l’urgenza della questione, non mancando di ricordare come il crollo delle domande di adozione sia ormai in atto da anni.
Peccato che, in tutti questi articoli, praticamente nessuno provasse a suggerire una possibile strada da seguire per lo meno per cercare di invertire il trend. Non una parola che, prima ancora che di parlare di burocrazia, costi, tempi… provasse a partire dal soggetto ultimo a cui l’invito del Papa era rivolto: le famiglie. E le famiglie, prima di tutto, hanno bisogno di tornare a credere nell’adozione, appigliandosi a qualcosa di concreto che, da una parte, possa dare un segnale importante, dall’altro possa effettivamente imprimere un nuovo passo a tutto l’iter adottivo.

Un’idea, Ai.Bi. ce l’ha, e la sostiene da tempo: togliere il passaggio “inutile” dei Tribunali dei Minorenni per concedere l’idoneità all’adozione internazionale. Una prassi che fa perdere tantissimo tempo e che nulla aggiunge all’iter e l’istituzione stessa dell’adozione. Anzi, spesso è un segno dell’anti-cultura dell’accoglienza. Si ritiene sufficiente che, al pari di quanto avviene nella quasi totalità dei Paesi europei, l’idoneità all’adozione sia rilasciata con provvedimento amministrativo agli stessi Servizi Socio Assistenziali degli Enti Locali. D’altra parte, gli stessi Tribunali, per concedere l’idoneità, incaricano i Servizi competenti in materie psicosociali e, successivamente, decidono sulla base di quanto questi riportano, allungando la trafila dei controlli e, in non pochi casi, finendo per innescare prassi scandalose, come quelle dei decreti vincolati che tante volte finiscono per porre dei paletti che, di fatto, rendono impossibile l’adozione stessa.
“È risultato più volte evidente, per esempio – spiega Marco Griffini, Presidente di Amici dei Bambini -, come i vincoli imposti dai Tribunali dei Minori sull’età dei bambini adottabili dalle coppie non rispecchiassero assolutamente le esigenze che provengono dalla ‘domanda’ di famiglia da parte dei minori in stato di adottabilità”. Di fatto, quindi, i decreti vincolati non rispettano la prevalenza del bene del minore, che dovrebbe sempre essere messa al primo posto.

Introdurre l’obbligo della formazione delle coppie con l’Ente Autorizzato

Si dice tante volte di “adeguarsi a quanto fa l’Europa”, eppure, oggi, l’Italia è, con il Belgio, l’unico Paese rimasto a richiedere il passaggio dal Tribunale dei Minori. Tutti gli altri Paesi europei hanno da tempo sostituito l’idoneità giudiziaria con quella amministrativa, più adatta a fotografare la disponibilità e le caratteristiche della coppia candidata alla adozione.
Qualcuno teme che questo possa “allentare” i controlli sulle coppie, ma il problema non si pone, dal momento che, comunque, le coppie passano attraverso i Servizi Sociali e tutte sono chiamate ad affidarsi a un Ente Autorizzato. Si introduca, piuttosto, l’obbligo della formazione per le coppie proprio da parte di questi enti, in modo che i genitori adottivi che presentano domanda di disponibilità siano chiamati a frequentare, oltre a ciò che prevedono i singoli servizi sociali, anche un corso di formazione organizzato da un ente autorizzato e verificato e approvato dalla CAI.
Perché è giusto e doveroso dare un seguito alle parole di Papa Francesco, facendo una “rivoluzione” culturale che passi da principio regolatore della “selezione” a quello, ben più inclusivo, ma per certi versi anche più attento e selettivo, dell’accompagnamento.