Dal Nepal al Marocco: dall’emergenza alla cooperazione. Silvia Cappelli “Sempre in prima linea in difesa dei bambini fragili”

silviaFra qualche giorno, a gennaio, spegnerà la sua seconda candelina con Ai.Bi, come cooperante di Amici dei Bambini e, testuali sue parole, “da una parte mi sembrano almeno il doppio per la quantità di esperienze fatte, dall’altra il lavoro è talmente vario e pieno di nuove prove ogni giorno che non smetto mai di imparare”.

A parlare è Silvia Cappelli, cooperante di Ai.Bi. appena rientrata dal Nepal dove è stata 8 mesi dall’indomani del terribile terremoto del 25 aprile scorso come responsabile delle attività predisposte nel Paese asiatico per far fronte all’emergenza seguita al sisma. Incontriamo Silvia nella sede nazionale di Ai.Bi. nei pressi di Milano: è qui per pochi giorni, giusto il tempo di “ricaricare le batterie” e ripartire alla volta del Marocco dove “Ai.Bi. sarà interlocutrice privilegiata con il governo marocchino per le politiche sui minori abbandonati e vulnerabili”.

La scelta è caduta su Silvia non per caso: cooperante già con una certa esperienza, tra Kenya, Repubblica Democratica del Congo e Nepal la 30enne forlivese ha già ampiamente dimostrato di sapere bene che chi fa il suo lavoro deve essere sempre pronto a partire, che non esiste una giornata tipo, che la vita del cooperante è scandita dalle telefonate che arrivano da dove c’è un’emergenza e che obbligano a preparare la valigia e a organizzare tutto in massimo 24 ore. E così lasciata Kathamandu, si parte per Rabat.

Ho attraversato Paesi molto diversi e sperimentato le situazioni opposte– racconta –. Il mio lavoro non è una scienza esatta. Quando si lavora con le persone e soprattutto coi bambini, non si è mai abbastanza attenti e preparati. Anzi spesso sono proprio loro a spiazzarti quando meno te lo aspetti, con delle parole o dei gesti che ti fanno capire il loro apprezzamento”.  “Dovunque ho notato che questo si traduce spesso nell’accoglienza – continua-, da parte loro, nella cerchia della “famiglia” allargata. Perché dovunque famiglia significa protezione e amore”.

Rispetto al lavoro concreto, Silvia si occupa di infanzia abbandonata e vulnerabile. “Questo significa diffondere la cultura dell’accoglienza. Fare uscire i bambini dagli istituti e dargli una famiglia; sostenere le famiglie durante l’emergenza (come ho fatto in Nepal), coprendo i bisogni immediati e nel frattempo pianificando soluzioni per il futuro”. Ora si passa dall’emergenza del Nepal alla cooperazione in Marocco. “In Marocco, il finanziamento dell’Unione Europea ci darà la possibilità di creare una Piattaforma di organizzazioni e di operatori del settore che diventerà interlocutrice privilegiata con il governo marocchino per le politiche sui minori abbandonati e vulnerabili”.  “Oltre a questo, verrà condotta una ricerca – precisa – la prima in materia, per la verità, volta a studiare la condizione dei minori adottati in Marocco, secondo il diritto coranico, con la cosiddetta Kafala”.

Sarà un lavoro importante, che vedrà ancora una volta Amici dei Bambini impegnata a far luce sui sistemi di protezione dei minori in tutto il mondo “e io sono orgogliosa di fare parte ancora una volta di questa squadra!”