Dall’urgenza della banca dati per i minori adottabili al riconoscimento delle case famiglia: le priorità di Ai.Bi. presentate alla Commissione bicamerale per l’infanzia

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Un’analisi delle lacune e dei falsi miti da una parte, tante proposte costruttive dall’altra. Il tutto con l’obiettivo di lavorare affinché il nostro sistema Paese ponga l’infanzia al centro della sua  agenda. Questi i temi affrontati martedì 9 febbraio nel corso dell’audizione di Ai.Bi. Amici dei Bambini e del Centro Rampi Onlus alla Commissione bicamerale per l’infanzia e l’adolescenza, nell’ambito dell’indagine conoscitiva sui minori fuori famiglia. Per Ai.Bi. è intervenuta la referente della sede romana Marzia Masiello.

Nel suo intervento, la rappresentante di Ai.Bi. ha evidenziato in particolare la “necessità di costruire la narrativa dell’accoglienza partendo dalla conoscenza certa dei dati”. Rifacendosi all’VIII Rapporto del Gruppo Crc, Marzia Masiello ha innanzitutto posto l’accento su alcune tra le maggiori criticità che affliggono il mondo dei minori fuori famiglia. Tra questi, l’assenza di una banca dati nazionale dei minori adottabili e delle coppie disponibili all’adozione, la disattenzione verso i ragazzi in affido in vista della prosecuzione della loro vita dopo i 18 anni e le condizioni dei bambini tra gli 0 e i 5 anni collocati nelle strutture di accoglienza. “Si ricorre ancora troppo all’affido come strumento ripartivo e non preventivo”, ha evidenziato la referente di Ai.Bi. Roma, ricordando che, al 31 dicembre 2012, il 74,2% degli affidamenti era giudiziale. Senza contare che proprio nel nostro Paese sono scomparsi almeno 5mila dei 10mila minori stranieri non accompagnati che si sono resi irreperibili in Europa.

Ancora troppo generalistici, inoltre, i termini con cui viene affrontato il tema dei fallimenti adottivi, senza che vi sia un’analisi puntuale del problema. A tal proposito, Marzia Masiello ha richiamato da relazione che gli allora ministri Cancellieri e Giovannini presentarono il 16 dicembre 2013, evidenziando forti carenze sull’argomento. “I Tribunali raramente annotano le ‘restituzioni’ – si legge nella relazione -, sia nella fase di affidamento preadottivo, sia dopo la definizione dell’adozione. I pochi Tribunali che registrano le ‘restituzioni’ in corso di affidamento preadottivo forniscono comunque dati molto contenuti. Probabilmente – concludeva il rapporto – le restituzioni sono talmente rare che i Tribunali per i Minorenni non ritengono utile e opportuno registrarle”.

In questo contesto, Ai.Bi. ha voluto portare un messaggio di speranza e di proposte, rifacendosi alle buone prassi di livello sia nazionale che associativo. Tra le misure auspicate da Ai.Bi. vi sono il riconoscimento giuridico delle case famiglia, il family to family approach per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati che ha già ottenuto la disponibilità da parte di oltre 2mila famiglie italiane, fino all’istituzione dell’intermediario sociale come figura professionale che accompagni i care leavers dall’uscita dalle strutture di accoglienza all’inserimento nella quotidianità lavorativa e sociale.

Un cammino lungo, quindi, ma possibile, improntato alla fiducia, in cui il punto cardine di ogni azione e processo sia la trasparenza e la verificabilità. Non solo l’utilizzo dei fondi, ma anche dell’impatto sociale che le varie azioni hanno sui territori.