Dati CAI 2013: perché le famiglie “fuggono” dall’adozione? La mancata risposta degli Enti Autorizzati e l’errata interpretazione della CAI

famiglia felice 350 200Fra i dati che balzano all’occhio, scorrendo i dati relativi all’andamento delle adozioni internazionali nel 2013, c’è la vera e propria “fuga” delle famiglie adottive. Negli ultimi quattro anni, si è registrato un drastico calo delle coppie che hanno richiesto l’autorizzazione all’ingresso in Italia di minori stranieri: quasi un migliaio. Più precisamente, si è passati dalle 3241 del 2010 alle 2291 del 2013, per un differenza di 950 coppie (-29%).

Stando all’estratto del rapporto pubblicato dalla Commissione per le Adozioni Internazionali, questa flessione sarebbe da imputare “principalmente al rallentamento delle attività constatato in Colombia (come già evidenziato nel 2012); in Brasile e in Ucraina.” In altre parole, la responsabilità del fatto che – da qualche anno a questa parte – in Italia si adotta di meno, sarebbe da addebitare ai paesi esteri, che rilasciano i bambini con sempre maggiore difficoltà.

Verità, questa, assolutamente parziale, con la quale si cerca di coprire quella che – in fondo – è la reale causa dell’allontanamento delle famiglie dall’adozione internazionale: la mancata riforma del settore, che versa in profonda crisi. Quella dell’Autorità Centrale, è una lettura del fenomeno che non può essere condivisa: a scoraggiare sempre più le coppie dall’adottare un minore straniero, oggi, non sono tanto le politiche restrittive messe in atto dagli altri paesi, quanto la selva di ostacoli burocratici, economici e culturali che affollano l’iter adottivo e che Amici dei Bambini, prestando ascolto alla voce delle famiglie, non si stanca di denunciare.

È verso la rimozione di questi impedimenti, dunque, che andrebbero convogliati gli sforzi di tutti, Enti Autorizzati compresi. Dalla riunione auto-convocata per giovedì 23, a cui Ai.Bi. ha partecipato e di cui è stata data notizia, non è emerso, purtroppo, nulla di significativo: durante l’incontro, piuttosto che sulla sostanza di proposte concrete, ci si è soffermati sulla forma del messaggio con cui invitare le istituzioni a sbloccare la nomina delle vicepresidenza CAI. Non è così che si può pensare di risolvere la crisi delle adozioni internazionali.

Quale sarebbe, invece, una soluzione percorribile per arginare questa vera e propria “emorragia” di coppie che ogni anno – in numero sempre maggiore – rinunciano all’adozione? Ai.Bi., in proposito, ha le idee ben chiare: battersi e fare fronte comune per stimolare una riforma strutturale delle adozioni internazionali.

La proposta di legge avanzata da Ai.Bi. e depositata in Parlamento, è l’unica esistente al momento, ma rimane lettera morta. A mancare, infatti, è soprattutto la volontà politica di cambiare le cose.

Per questo, Ai.Bi. invita ancora una volta a sottoscrivere il manifesto per una nuova Legge dell’Adozione Internazionale, reperibile sul sito istituzionale. A oggi, sono 9178 le persone che hanno firmato, con l’intenzione di opporre, al silenzio delle istituzioni, una proposta reale e concreta.