Ddl Cirinnà. Si allarga il fronte del ‘no’: i cattolici dem e oltre 100 giuristi si oppongono all’adozione gay e a utero in affitto

stepchild adoptionÈ successo quello che Matteo Renzi e il Partito democratico volevano evitare: che nella trattativa complessa sulle unioni civili, a pochi giorni dall’arrivo in aula della legge, una delle anime del Pd ponesse delle condizioni sul riconoscimento dei diritti delle coppie gay. Si muove, infatti, l’ala cattolica e stavolta mette nero su bianco il suo “manifesto” per modificare profondamente il disegno di legge Cirinnà, a partire dal tema più spinoso della stepchild adoption. Nel testo si scrive chiaramente che questa norma va stralciata e “rinviata ad una riforma più organica degli istituti paragenitoriali”.

Cosa chiedono i cattolici? Una riformulazione più coerente degli articoli 2, 3 e 4 per evitare “pedissequi” richiami al codice civile sul matrimonio, cioè un’equiparazione. Le unioni civili devono essere ben distinte dalle nozze. Un riferimento in premessa all’articolo 2 della Costituzione. Ovvero: alle coppie gay sono riconosciuti i diritti personali ma non quelli degli sposati. Infine, lo stralcio dell’adozione oppure la sua “sostituzione” con soluzioni “che garantiscano la piena tutela dei minori”. Il punto è non “legittimare o incentivare” l’utero in affitto che nel manifesto viene definito un “comportamento gravemente antigiuridico”.

E a prendere le distanze dal Ddl Cirinnà sono anche un centinaio di  giuristi (magistrati, avvocati, docenti universitari, notai di differenti fori) che hanno sottoscritto l’appello-raccolta di firme contro il disegno di legge sulle unioni civili lanciato solo 24 ore fa dal Centro studi Livatino. Nell’appello sono segnalate la sovrapposizione, contenuta nel ddl, del regime matrimoniale a quello delle unioni civili, la cui sostanza fa parlare a pieno titolo di “matrimonio” gay contrastando il dettato costituzionale; il danno per il bambino derivante dall’adozione gay, attraverso la stepchild adoption, con l’eliminazione di una delle figure di genitore e la duplicazione dell’altra.

Il testo mette inoltre in guardia dal rischio di giungere “direttamente alla legittimazione dell’utero in affitto”. Col pretesto di ampliare il novero dei “diritti”, in realtà l’approvazione del ddl “moltiplicherebbe mortificazione e danni, anzitutto alle donne e ai bambini”. Per questo, in conclusione, l’appello auspica un impegno del Legislatore e delle istituzioni per un rilancio effettivo della famiglia e perché non si proceda oltre nell’approvazione di leggi, come il ddl Cirinnà, “ingiuste e incostituzionali”.

Fonte: La Repubblica e Agensir