De Bortoli e il Corriere della Sera: “La fuga delle famiglie dall’adozione: oggi i bambini ci sono, ma mancano le coppie”

L’emergenza abbandono è una responsabilità di tutti. Il commento di Amici dei Bambini all’editoriale di Ferruccio de Bortoli “Pochi figli e poche adozioni” pubblicato sul Corriere della Sera

Mercoledì 15 dicembre, il Corriere della Sera ha pubblicato un lungo editoriale di Ferruccio de Bortoli, ex direttore della stessa testata nonché una delle firme giornalistiche più autorevoli e apprezzate d’Italia, sul tema dei figli e, soprattutto, delle adozioni. Fin dal titolo, decisamente esplicativo: “Pochi figli e poche adozioni”, De Bortoli sottolinea l’allarme lanciato dalla presidente del Tribunale dei minori di Milano, Maria Carla Gatto, su come, in un’Italia in cui già si fanno pochi figli, sia diminuito anche “il desiderio di essere genitori adottivi”.

Meno possibili genitori, ma non meno bambini abbandonati

Le affermazioni sono corroborate dai numeri: prendendo l’esempio di Milano, se nel 2001 le domande di disponibilità all’adozione nazionale erano state 1.232, nel 2024 sono scese a 419.
D’altra parte, chi segue il sito di Ai.Bi. ben conosce la situazione dell’Adozione Internazionale, dove le domande sono scese dalle 7.887 del 2001 alle 2.020 del 2021, mentre nella sola Milano il dato aggiornato al 2024 recita “158 domande”.
Eppure, prosegue l’editoriale, i bambini adottabili ci sono: la loro diminuzione non ha seguito le stesse dinamiche di quella dei possibili genitori. Non solo: anche i tempi per adottare si sono notevolmente ridotti. Per rimanere al caso milanese citato dall’articolo, il Tribunale “ha già esaurito l’esame delle disponibilità del 2022 e del 2023 e ora apre i colloqui – non era mai accaduto prima – a chi ha fatto domanda solo da qualche mese. E in un terzo dei casi la coppia ha presentato domanda in un altro distretto e spesso si scopre che già è stata abbinata da un diverso tribunale a un bambino adottabile” (e qui ci si potrebbe chiedere cosa si aspetta ancora per avere un registro unico che dia contezza della situazione di tutte le coppie e di tutte le domande a livello nazionale in ciascuno dei 29 tribunali dei Minori italiani. Ma questa, forse, è un’altra storia).

Il drastico calo del desiderio di essere genitori

Tornando a De Bortoli, il giornalista prova a interrogarsi su quali siano le cause di “questo calo del desiderio genitoriale”. Qui, però, non si vuole ripercorrere quanto chiunque può leggere nell’articolo (Corriere della Sera del 15 gennaio, pagina 1 e pagina 28), ma approfittare di questo notevole e autorevole “assist” per sottolineare alcuni concetti sui quali Amici dei Bambini insiste da tempo.
Il primo, che seppure lateralmente anche de Bortoli considera, è l’alone di negatività che il più delle volte caratterizza i racconti sull’adozione. Facciamoci caso: dell’adozione si parla quando qualche percorso fallisce (meglio se in tragedia); si parla se qualche possibile scandalo viene anche solo ipotizzato; si parla se qualche coppia rimane sfortunatamente incastrata in anni e anni di burocrazia e di attesa. Tutto questo fa sì che la pubblicità nei confronti dell’adozione sia sostanzialmente negativa. E ancora meglio lo si può capire pensando all’Affido, istituto che altresì l’editoriale del Corriere prende in considerazione evidenziandone, anche lì, il drastico calo, e che effettivamente raggiunge gli onori delle cronache solo se si apre qualche indagine, meglio se di ampia portata.

L’emergenza abbandono è una responsabilità di tutti

Difficile dire se sia diretta conseguenza di tutto ciò oppure ne sia la causa l’altro punto impossibile da non evidenziare: adozione e affido non sono considerati una responsabilità sociale. Se se ne sente parlare, quando se ne sente parlare, si pensa facilmente che “non è un problema mio”, scaricando in questo modo non tanto la coscienza (sono tanti i problemi nei confronti dei quali tanti di noi non possono agire concretamente in maniera diretta), ma piuttosto la consapevolezza, la sensibilità, l’attenzione. Ecco perché il fatto che Ferruccio de Bortoli e Il Corriere della Sera ne scrivano in un editoriale è così importante!
È importante perché sul tema delle vittime di abbandono non c’è una sensibilità condivisa, basta pensare al fatto che mai sono state fatte campagne di sostegno all’adozione, o per lo meno in misura decisamente minore a quante ne vengono fatte, per esempio, sui cani e gli animali in genere…
Invece, è necessario che si cominci a parlare di adozione fin dalle scuole, e i successi di esperienze come quelle del progetto “Con Tatto”, rivolto proprio agli studenti delle scuole del Comune di Venezia, mostrano come l’argomento riscuota interessa e come la “tutela dei minori e la promozione di una cultura dell’accoglienza” possano diventare un tema di discussione e di interesse anche tra i più giovani.

Adozione nemica di se stessa?

Ma se tutti quelli elencati finora sono in qualche modo dei fattori “esterni” che arrivano a minare l’istituzione dell’adozione o, per lo meno, ne rendono più difficile anche solo la comunicazione, purtroppo in un certo senso è ancora peggio quando l’Adozione gioca contro se stessa. E ultimamente lo fa, per esempio, con il crescente ricorso nell’ordinamento alla cosiddetta “adozione aperta”, ovvero quell’adozione che non chiude definitivamente i ponti con la famiglia d’origine ma, anzi, promuove il mantenimento dei rapporti con genitori biologici o altri familiari. Un discorso sicuramente complesso e che superficialmente potrebbe sembrare sensato, ma che apre molti interrogativi su quale sia il vero “supremo interesse del minore”.
Sicuramente più facile e immediato, invece, è capire come possa essere un freno il fatto che l’Adozione Internazionale sia un percorso che comporta spese di non poco conto alla famiglia, al contrario di percorsi alternativi che vengono finanziati, magari, dall’Assistenza Sanitaria Nazionale. Non per nulla da tempo Amici dei Bambini sta invocando la gratuità per l’Adozione Internazionale, anche perché già esistono degli esempi da cui si potrebbe prendere spunto.
Ma ancora una volta gli esempi citati non devono essere letti, come purtroppo è prassi, come un aut aut, perché la realtà del mondo è che ben poche prese di posizione comportano per forza di cose l’esclusione delle alternativa. Se non quella di chi consapevolmente sceglie di ignorare, che esclude per definizione la possibilità di informarsi e di conoscere!
Anche per questo: ancora una volta grazie a Ferruccio de Bortoli.