Adozione aperta e adozione mite: una duplice fatica per il minore

L’adozione mite e l’adozione aperta stanno trovando sempre maggiore applicazione nel nostro ordinamento a discapito dell’adozione legittimante: ma un’adozione che mantiene i rapporti con i genitori biologici o con altri parenti, realizza realmente il supremo interesse del minore?

Nel delicato equilibrio tra il bisogno di radicamento e quello di nuovi orizzonti, l’adozione si configura come un percorso di vita che non solo crea una nuova famiglia, ma si interroga anche sul valore del mantenimento dei legami con i genitori biologici.

Le tipologie di adozione

L’adozione mite, l’adozione aperta e anche l’adozione speciale stanno trovando sempre maggiore applicazione nel nostro ordinamento a discapito dell’adozione legittimante, la quale sta perdendo il ruolo di adozione ordinaria, cioè il tipo di adozione fino a ora considerata principale, mentre le altre (in particolare quella speciale, che giova ricordarlo è l’unica disciplinata dalla legge – art 44 L. 184/83) erano applicabili solo in presenza di particolari situazioni.
Si sta al contrario attualizzando una sorta di equiparazione tra tutti i tipi di adozioni, ordinaria, speciale, mite, aperta, ecc., e troppe volte volutamente a discapito dell’adozione legittimante.
Sicuramente sono intervenuti fattori sociali che hanno modificate la realtà familiare dei quali la legge e i tribunali devono tenerne conto, ma ciò che va in primo luogo tutelato è il minore, poiché il suo interesse è superiore a ogni ideologia politica o sociale.

L’interesse del minore

Quindi giova chiedersi se un’adozione che non rescinde i legami con i genitori biologici, che mantiene i rapporti con gli stessi o con altri parenti, realizzi il supremo interesse del minore.
Proviamo a capirlo considerando i contributi di studi psicologici, sociologici e anche psicoanalitici che hanno fornito preziose indicazioni sull’importanza delle prime relazioni: la personalità del bambino si forgia nelle prime esperienze con l’ambiente originario, con la madre (questo spiega la stretta interdipendenza tra il bambino e la madre). Le tracce psichiche, consce ed inconsce, le prime esperienze originarie plasmano la psiche del bambino e gettano le basi per la costruzione del suo apparato psichico, “l’individuo deve essere pensato come un’organizzazione dinamica individuo-ambiente, cioè una coppia madre-bambino” come scriveva già in precedenza Winnicott.

La continuità della relazione affettiva originaria

In questo orientamento scientifico potrebbe trovare origine l’adozione mite che pone in primo piano l’importanza della continuità della relazione affettiva originaria.
Ma accanto a queste considerazioni occorre valutare anche tutte quelle condizioni e fattori che limitano o rendono estremamente difficoltosa l’applicazione di questo modello adottivo.
In primis l’adozione internazionale, ove preservare la continuità dei rapporti genitori-figli è reso assolutamente problematico dalla distanza; nell’adozione internazionale il modello legittimante deve mantenere la primarietà.
Ma vi sono anche, e sono numerose, situazioni in cui il genitore naturale, pur non avendo condizioni psichiche e materiali per prendersi cura del figlio, osteggia l’adozione, ancorché mite, addirittura preferendo che il figlio rimanga istituzionalizzato.
Ancora, ipotesi in cui gravi forme psicopatologiche o comportamenti devianti della famiglia d’origine possono rappresentare un rischio per la stabilità e la continuità del rapporto tra il minore e gli adottanti.

Il consenso del minore

Allo stesso minore (se maggiore di 14 anni) viene chiesto il consenso al mantenimento dei rapporti anche con i genitori biologici e questo può porre il bambino in un grave disagio e confusione, intervenendo in lui forti sensi di colpa.
Se l’adozione mite risponde ad alcune criticità dell’adozione ordinaria che vieta il mantenimento dei rapporti (si penso alla ricerca delle origini da parte del minore adottato nell’età adolescenziale) tuttavia solleva complesse dinamiche intersoggettive (conflitti e ambivalenze) che coinvolgono il minore obbligandolo a comportamenti auto tutelanti e spesso lesivi per il suo stato emotivo e il suo sviluppo.

Verso il consolidamento di un legame di filiazione

L’adozione, di qualunque tipo si tratti, è un percorso finalizzato alla costruzione e definitivo consolidamento di un legame di filiazione che assuma i requisiti di stabilità e affidabilità per il minore attraverso il progressivo e reciproco riconoscimento affettivo e ciò è tanto più facilitato, tanto meno sono i soggetti primari di questo legame.
È indubbio che nell’adozione che mantiene i rapporti questo processo di affiliazione è ampliato dalla presenza di diversi soggetti, i genitori adottivi e i genitori naturali, comportando per il minore una difficile comprensione dei diversi ruoli e funzioni.

Un rapporto di filiazione è un rapporto esclusivo.

L’adozione che mantiene i rapporti è valida laddove le condizioni lo consentono e lo sforzo richiesto al minore non è tale da compromettere la sua psiche e far naufragare l’adozione stessa e i rapporti con tutti i soggetti coinvolti.