Decreto aiuti: nuovi sostegni a famiglie e imprese, ma dimenticato il Terzo Settore

Finalmente approvato il decreto aiuti: prorogati gli sconti sulle bollette e i carburanti; rafforzati i bonus trasporti e psicologo; torna lo smartworking automatico; IVA sul gas al 5%, ma nessun ristoro per gli enti del non-profit

Il Senato ha finalmente approvato il decreto Aiuti da 17 miliardi dopo una lunga trattativa che ha riguardato soprattutto la questione Superbonus. Questione che, con tutta la buona volontà, è piuttosto tecnica e incentrata su una norma per limitare la responsabilità nella cessione dei crediti del Superbonus. L’accordo dovrebbe permettere di sbloccare le cessioni che oggi sono ferme.

Sconti sui costi dell’energia per le famiglie

Sicuramente più “concrete”, per la maggior parte delle famiglie, le altre misure contenute nel Decreto che, ora, passa al vaglio della Camera (dove, però, non ci si aspettano grosse sorprese né cambiamenti).
Partiamo dagli sconti per calmierare i prezzi dell’energia: è stato esteso fino a fine anno il bonus sociale per le bollette. Ad oggi il tetto dell’ISEE per poterne usufruire rimane 12.000 euro (20mila per le famiglie con 4 o più figli), ma nel Decreto aiuti ter sul quale il governo sta già lavorando c’è l’ipotesi di alzare il tetto fino ai 15mila euro.
Confermato anche l’aumento del taglio del cuneo fiscale fino al 2% per gli stipendi sotto i 35 mila euro annui e l’estensione del bonus 200 euro a una serie di categorie di lavoratori che finora ne erano esclusi.
Proroga più contenuta per il taglio delle accise di 30 centesimi al litro sul carburante, spostato dal 5 al 17 ottobre.

Smartworking per lavoratori fragili e genitori con figli sotto i 14 anni

Il Decreto aiuti ripristina fino a fine anno lo smart working automatico (ovvero senza bisogno di un accordo individuale con l’azienda) per i lavoratori fragili e per i genitori di figli sotto i 14 anni. È necessario, però, che le caratteristiche delle prestazioni professionali siano compatibili con la possibilità di svolgimento da remoto e che in famiglia non ci sia l’altro genitore che non lavori o che percepisca degli ammortizzatori sociali.
Sostanzioso il pacchetto di misure per le imprese, con il mantenimento dell’Iva sul gas al 5% e l’azzeramento degli oneri di sistema in bolletta; un nuovo credito d’imposta del 25% relativo al terzo trimestre 2022 per le imprese energivore (è del 15% per le imprese gasivore); l’esenzione per il 2022 dei fringe benefit ai dipendenti. Bonus carburanti specifici, infine, per i settori di agricoltura, pesca e autotrasporti.
A chiudere il quadro dei contenuti più “sensibili” del Decreto Aiuti c’è una modifica formale alla tanto discussa norma del “docente esperto”, che non si chiamerà più tale. Rimane l’incentivo per un percorso di formazione, ma i suoi effetti sulla progressione di carriera andranno discussi in una contrattazione collettiva con i sindacati di settore.
Tra le altre voci, è previsto un rafforzamento per il bonus trasporti e per il bonus psicologo, e un fondo da 50 milioni per il sostegno allo sport dilettantistico e le piscine.

Dimenticato il Terzo Settore

Chi protesta dopo l’approvazione del Decreto Aiuti è il Terzo Settore, la cui portavoce Vanessa Pallucchi ha dichiarato: “Nessun ristoro contro il caro-energia per le realtà non profit che gestiscono, ad esempio, i servizi di assistenza residenziale, i trasporti sociali e sanitari, o che si prendono cura degli anziani e delle persone con disabilità. Il Dl Aiuti bis è stato approvato al Senato senza gli emendamenti che prevedevano sostegni anche agli enti di Terzo settore: un segnale molto negativo, sembrerebbe che l’importanza di attività volte all’inclusione sociale e al contrasto delle disuguaglianze sia riconosciuta più a parole che con i fatti”.
Eppure, anche le realtà del no profit subiscono i disagi dei rincari, però, a differenza delle imprese profit, non possono “scaricare” l’aumento dei costi sui clienti. “Ci aspettiamo vivamente – conclude Pallucchi – che si ripari al più presto a questa grave mancanza: dimenticare il Terzo settore significa lasciare ai margini della società proprio chi è più in condizione di svantaggio e sofferenza”.