Donne e bambini via da Homs: ma quale destino li attende?

SIRIAArrivano i primi timidi risultati dai negoziati di “Ginevra 2” sul futuro della Siria. Il governo siriano ha dato l’autorizzazione per evacuare donne e bambini dal centro di Homs, una delle città più colpite dalla guerra civile e assediata dalle forze lealiste ormai da un anno e mezzo. Lo riferisce il mediatore di Lega Araba e Nazioni Unite Lakhdar Brahimi che ha commentato: “Spero che stia arrivando una soluzione per tutti i civili a Homs. Le donne e i bambini sono liberi di partire immediatamente. Anche gli uomini lo potranno fare, ma prima il governo richiede una lista dei nomi”.

La situazione umanitaria resta però gravissima all’interno del Paese. Dall’inizio del conflitto civile nel 2011, si contano già più di 130mila vittime. Homs, in cui viveva circa un milione di persone, è stata una delle prime aree a essere travolte dai combattimenti: i quartieri della città vecchia sono stati spesso bersaglio delle offensive del governo. Secondo gli attivisti, in città ci sarebbero almeno 800 famiglie intrappolate, senza accesso a cibo, medicinali e beni di prima necessità.

Ma che destino attende le donne e i bambini che lasceranno Homs? Il pericolo è un ulteriore affollamento dei campi profughi, sia quelli allestiti all’interno del territorio siriano che quelli ospitati nei Paesi confinanti. Si tratta di tendopoli già al collasso: il solo Libano ospita più di 880mila profughi siriani e la Turchia altri 700mila. Se altri ne arrivassero ci sarebbe il serio rischio di vedere aumentare le morti per fame, freddo e stenti, soprattutto tra i bambini. Allo stesso modo rischia di farsi ancora più numeroso il flusso di migranti che si dirigono verso le coste europee, imbarcandosi in viaggi della disperazione che troppo spesso si trasformano in tragedie del mare.

Sulla soluzione del conflitto, Brahimi non promette tempi brevi. “Portare la Siria fuori dal burrone in cui è caduta – ha detto – richiederà tempo. Penso che essere troppo lenti sia una via migliore che andare troppo veloci”. Una visione fondata anche sulle difficoltà di riuscire a mediare efficacemente tra le due parti in lotta. La delegazione governativa ha infatti espresso riserve sulla richiesta di lasciare passare un convoglio che dovrebbe portare aiuti umanitari nella città vecchia di Homs. “Non siamo venuti qui per portare soccorso qui e là – ha affermato la consigliera del presidente Assad Buthaina Shaaban, ma per riportare la sicurezza in tutto il Paese. L’altra parte è venuta qui per discutere di piccoli problemi, ma noi siamo venuti per discutere il futuro della Siria”. Un futuro ancora poco chiaro, vista la divergenza tra le parti, soprattutto per quanto riguarda il ruolo dell’attuale presidente Assad.

Nel frattempo, all’interno del Paese non si fermano i combattimenti. Secondo quanto riferito dall’agenzia governativa Sana, 7 civili sarebbero rimasti feriti da un colpo di mortaio lanciato dai ribelli sul quartiere cristiano di Bab Tuma nel centro di Damasco. Ad Aleppo invece un 15enne è stato ucciso da un cecchino delle forze lealiste, mentre altre 13 persone, tra cui 6 bambini, sono rimaste vittime di un raid aereo governativo nel quartiere di al-Salhin.

 

Fonti: Corriere della Sera, la Repubblica