Il grande dono di una mamma: abbandonata da 20 giorni, Alice è già rinata figlia grazie alla adozione

Per Alice, la neonata lasciata davanti all’ospedale di Monza, è in arrivo il decreto di adottabilità. Per lei si apre la possibilità di una nuova vita, partita dal gesto disperato di una madre che ha deciso comunque di donare a sua figlia la vita

Quando, un paio di settimane fa, tutti i giornali hanno parlato della neonata trovata davanti all’ospedale San Gerardo di Monza hanno utilizzato il verso “abbandonare”. Anche Ai.Bi. lo ha scritto nel titolo della sua news: “Bimba… abbandonata sul cofano di un’auto”.
Ora, davanti alla notizia che quella bambina, chiamata Alice, verrà presto adottata, potrebbe sorgere una domanda: abbandonare un figlio appena nato può essere, quindi, un gesto d’amore?
In fondo, Alice avrà presto una famiglia e probabilmente del trauma vissuto nelle primissime ore di vita non ricorderà nulla. Crescerà come tutte le bambine, con le forze e le risorse che saranno in grado di darle una mamma e un papà. Poco importa se scelti da un Tribunale dei Minori.
Messa così, dunque, potrebbe sembrare che il fatto di essere stata “abbandonata” sia stato l’inizio della nuova vita di Alice. Affermazione un po’ eccessiva, forse.

Il gesto disperato di una mamma che ha scelto la vita

Perché, in realtà, bisognerebbe ragionare un po’ meglio proprio su quel verbo: “abbandonare”. La parola ha un’origine un po’ difficile, che deriva dal francese abandonner che a sua volta deriva dalla locuzione francese medievale a bandon, “alla mercé”, la cui radice è il franco bann: “potere”. Il riferimento, probabilmente, era ai signorotti feudali al cui potere venivano “abbandonati” i poveri, i creditori, ecc. Un’accezione, insomma, inequivocabilmente negativa.
Possiamo dire questo della bambina ritrovata a Monza?
Prendendo in considerazione solo il gesto finale, quello con il quale la mamma l’ha lasciata sul cofano di un’auto, forse sì, anche se non ha scelto un luogo a caso, ma il parcheggio di un ospedale, mettendo la bambina ben in vista. Qualcosa che sa di gesto doloroso, più che di abbandono disperato.
Ma guardare solo a quel momento non renderebbe giustizia a tutta la vicenda. Perché la decisione di questa mamma comincia molto prima di quel gesto nel parcheggio. Comincia con la disperazione di una donna che si rende conto di aspettare un figlio che, evidentemente, per motivi che rimarranno sconosciuti a tutti noi, non si sente di avere, di crescere, di accudire. Forse non può proprio farlo, per la povertà, per un pericolo… chissà. Fatto è che, davanti a questa disperazione, la mamma sceglie un gesto d’amore: portare avanti la gravidanza e donare alla sua bambina la possibilità di una nuova vita.
In questo senso, allora, Alice non è stata abbandonata. Alice è stata amata, fin da subito, dalla sua mamma biologica, ed è stata affidata, con un gesto disperato e carico di speranza, alla possibilità di una nuova vita.

Urge diffondere la conoscenza del parto in anonimato e delle culle per la vita

Non sappiamo se questa mamma era a conoscenza del fatto che un bambino appena nato senza genitori ha davanti a sé una strada spianata per un’adozione veloce. Come effettivamente sta avvenendo: con il Tribunale che ha già affidato al giudice onorario e l’assistente sociale di Monza il compito di trovare la coppia “più idonea e compatibile” per l’adozione e nei prossimi giorni pubblicherà il decreto di adottabilità.
E probabilmente (e questo è il fatto più grave della vicenda) non sapeva che quel gesto d’amore poteva avere contorni molto più sicuri, data l’esistenza del parto in anonimato, che permette a una donna di partorire nella sicurezza di un ospedale, lasciando il neonato alle cure della struttura. O, ancora, non conosceva le culle per la vita, luoghi sicuri e protetti dove poter lasciare il neonato in modo completamente anonimo e con la sicurezza che verrà subito accudito. Sono tutte strade che una madre in attesa può scegliere per dare al proprio figlio una possibilità, come avvenuto per Alice.