“Dopo 26 anni ho trovato il coraggio di domandarmi: “L’ abbandono ha segnato l’inizio o la fine della mia vita ?”

Bolivia, in viaggioVictor Lopez è uno studente 26enne di Scienze Sociali e vive a Potosi, in Bolivia, Ma c’è qualcosa che lo rende speciale, differenziandolo da tutti gli altri suoi coetanei: Victor ha fatto parte della folta schiera di “care leavers” che ormai rappresentano un fenomeno in aumento vertiginoso, a ogni latitudine.

Si tratta di giovani in uscita dai sistemi pensati per accogliere l’infanzia abbandonata, per “sopraggiunti limiti d’età”: rappresentano un “problema” emergente per il tasso di emarginazione, devianza e talvolta suicidi cui vanno troppo spesso incontro. L’80% di essi si “perde”: è questo uno dei drammatici risvolti dell’abbandono, non sempre noti all’opinione pubblica, che a torto pensa di risolvere la questione affidando i minori ad appositi istituti, senza porsi il problema di cosa ne sarà di loro al raggiungimento della maggiore età. Eppure, a volte, accade qualcosa che ha del miracoloso: non solo qualcuno di loro “ce la fa”, ma sceglie di mettere la propria vita a disposizione di altri bambini e ragazzi in difficoltà.

E’ il caso di Victor, che ci ha raccontato il suo passato di abbandono e di solitudine, in istituto, con una ritrovata serenità e dimostrando una sorprendente maturità: qualità che gli hanno permesso di diventare Presidente di JOVISDEIBI.

JOVISDEIBI è un gruppo nato con l’aiuto di Amici dei Bambini sette anni fa: il nome è stato scelto come una forma di riconoscimento a questa associazione, e per questo, come spiega Victor “usiamo un’abbreviazione che unisce sigle in italiano e spagnolo, e significa: “Jóvenes voluntarios de los niños” (“Giovani volontari dei bambini”). Il nostro obiettivo, la Missione e la Visione, non sono mai cambiati con il tempo. Vogliamo lottare contro l’abbandono e l’istituzionalizzazione di bambini, bambine e adolescenti e sostenerli, difendendo i loro diritti”.

Nel gruppo la maggior parte dei membri ha vissuto la tremenda esperienza dell’abbandono da parte dei genitori, ma ci sono anche persone cresciute in famiglia e che tuttavia condividono con JOVISDEIBI gli stessi valori.

Nessuno meglio di Victor sa infatti quanto sostegno occorra per superare il tormento dell’abbandono: “ripensando alla mia storia mi assalgono ricordi molto duri, che sono stati difficili da superare. Quando avevo quattro anni sono stato trasferito all’Istituto Potosí per due anni e poi mi hanno scelto per andare a CAIZA, un altro centro che si trovava fuori della città: lì si studiava piú che in una scuola regolare”. Questo cambiamento ha dato a Victor l’opportunità di accedere a un’istruzione alla quale la maggior parte delle persone nella sua situazione non ha avuto accesso.

Fin da piccolo, Victor ha imparato il significato del doversi prender cura di se stesso e sforzarsi molto per raggiungere gli obiettivi prefissati, consapevole di non avere purtroppo le stesse risorse degli altri bambini della sua età: “Non ho avuto l’opportunità di conoscere una famiglia come quella che la maggioranza della gente ha: questo ha segnato il mio modo di vedere la vita, come se l’abbandono non solo segnasse un inizio, ma anche una fine.

“Perché essere un uomo forte e sicuro, che è preparato alla vita, è difficile quando non si ha avuto l’appoggio incondizionato dei tuoi genitori, per crescere e formarti con i valori giusti. Ma, al di là delle difficoltà, mi considero una persona fortunata per quello che la vita mi ha dato. Per questo ho deciso di sostenere i bambini che, come me, hanno vissuto una storia di abbandono o sono ancora senza una famiglia. Dobbiamo assolutamente dare loro l’opportunità di avere un futuro diverso. Penso che sia importante condividere la mia storia”.