Dopo il 7 gennaio nuove chiusure. La Azzolina punta sul riaprire le scuole subito, ma c’è chi non è d’accordo

Una “ordinanza ponte” prolungherà le misure di contenimento fino al 15 del mese

Cosa succederà dopo il 7 gennaio? La data si avvicina e, con essa, la fine delle misure di contenimento stabilite dal Governo Conte per il periodo festivo, con la zona rossa per tutta l’Italia fino all’Epifania. Ma, dopo le feste, la situazione potrebbe non cambiare di molto. Sotto i riflettori c’è, soprattutto, il tema della scuola. Il ministro Azzolina punta con decisione verso una riapertura dei plessi scolastici. “Posso confermare la volonta’ del governo di riaprire – ha detto il ministro a Rainews – Avremmo voluto farlo a dicembre, ma abbiamo rimandato su richiesta delle Regioni. Abbiamo collaborato: ora è arrivato il tempo di tornare in classe. La scuola è un servizio pubblico essenziale, non si può continuare a sacrificare i ragazzi né pensare che la didattica a distanza possa sostituire quella in presenza”.

Il consigliere del ministro della Salute Speranza, Walter Ricciardi, è però di altro parere. Per lui la riapertura immediata delle scuole “non ha senso e andrebbe rimandata almeno fino a meta’ gennaio. Come tutte le riaperture del resto”. Sembra dunque profilarsi un nuovo periodo di chiusure, almeno fino alla metà del mese. Del resto è previsto in giornata oggi, lunedì 4 gennaio, un nuovo vertice di governo in vista del nuovo provvedimento sulle restrizioni da adottare dopo il 7. Si lavora per chiudere a breve un'”ordinanza ponte” che resti in vigore fino al 15 gennaio, data di scadenza dell’ultimo DPCM.

Tra le misure previste fino a metà mese, riporta l’ANSA, il “divieto di spostamento tra le regioni, ristoranti e bar solo da asporto nel prossimo week end e ancora il divieto di ospitare più di due persone a casa, tra amici e parenti”. Inoltre Speranza ha specificato che il Governo sta “facendo fare un approfondimento ai tecnici in modo da abbassare le soglie dell’Rt per accedere in zona rossa o arancione. Misura che incide sul modello della zonizzazione”. In pratica sarà più semplice, per le regioni, scivolare in una zona di rischio peggiore.

“La proposta – ha spiegato Boccia, ministro per le Autonomia – oggi non è di cambiare i parametri, che restano gli stessi perché hanno funzionato, ma le soglie di accesso ad una zona, decidendo di essere ancora più rigorosi per consentire alla campagna di vaccinazione di avere delle reti sanitarie meno appesantite, da difendere con maggior forza quando l’Rt supera l’1″.