Dopo il caso AstraZeneca, una prima conferma: i vaccini funzionano. In arrivo Johnson & Johnson

I primi dati indicano che i vaccini fanno scendere sensibilmente le curve dei contagi, in attesa di un’ulteriore spinta dall’arrivo del vaccino Johnson & Johnson. E intanto si inizia a pensare anche ai bambini

In Italia, al momento, solo circa il 3,6% della popolazione ha ricevuto un vaccino. Troppo poco perché gli effetti si possano avvertire in generale. Se, però, si analizzano i numeri delle categorie che più delle altre sono state vaccinate (personale sanitario, ospiti RSA, over 80 anni) i trend dimostrano un sensibile calo del numero di contagi rispetto a quanto successo, nello stesso periodo, al resto della popolazione.
Una tendenza che lascia ben sperare, a maggior ragione pensando che la protezione completa offerta dal vaccino arriva dopo un mese dalla somministrazione e che il trend che ora si vede sui contagi dovrebbe essere ancora più evidente, tra un paio di settimane, su ricoveri e decessi.

Cosa dicono i dati riguardanti gli operatori sanitari

La categoria degli operatori sanitari è la prima cui è stato rivolto il vaccino: a metà novembre – sottolinea un’analisi del Corriere della Sera – “la proporzione di casi tra operatori sanitari sul totale dei casi segnalati in Italia superava il 5% del totale”. Dalla metà di gennaio si osserva una tendenza in calo, arrivata fino all’1%, che, scrive l’ISS, è “verosimilmente attribuibile al completamento del ciclo vaccinale in una buona percentuale di soggetti appartenenti a questa categoria”. Se si confrontano le curve epidemiche relative a operatori sanitari e popolazione in generale si nota come queste procedano appaiate fino alla seconda metà di gennaio, per iniziare poi a divergere sensibilmente, chiaramente con un calo per quanto riguarda gli operatori sanitari e, invece, un aumento per il resto della popolazione.
Andamento simile, anche se meno marcato, si riscontra confrontando le fasce d’età “over 80” e “under 80”.

Cosa succede all’estero

Se, come detto, in Italia la campagna vaccinale è ancora agli inizi, un dato più indicativo arriva da quei Paesi che sono sensibilmente più avanti da questo punto di vista. Israele, per esempio, ha vaccinato con due dosi già il 48% dei suoi cittadini (55,4% con almeno una dose): secondo uno studio pubblicato su Nature, nonostante le tante variabili che bisogna considerare, a 2 mesi dall’inizio delle vaccinazione le diminuzioni dei contagi sono ben visibili, specie nelle città che per prime hanno cominciato la somministrazione: tra le persone con più di 60 anni, ci sono stati l’86% in meno dei casi, il 73% in meno di malati critici, il 91% in meno di decessi. Non per nulla nel Paese le attività, anche ricreative, stanno un po’ per volta tornando alla normalità.
Anche i numeri della Gran Bretagna confermano il calo dei contagi e dei decessi, con percentuali superiori al 90%.

In arrivo il vaccino Johnson & Johnson

Davanti a questi numeri risulta ancor più evidente quanto sia urgente dare un impulso alla campagna vaccinale anche in Italia. Per fortuna, a breve, dovrebbero arrivare le dosi del vaccino Johnson & Johnson, che ha avuto l’OK dell’EMA e dell’Aifa e, dalla sua, ha il grande vantaggio di poter essere conservato semplicemente in frigorifero e richiedere una sola somministrazione.
Nel nostro Paese è previsto l’arrivo di oltre 7 milioni di dosi di vaccino Johnson & Johnson entro giugno; quasi 16 milioni nei successivi tre mesi e altri 3 milioni entro la fine dell’anno.

Si comincia a pensare anche ai più piccoli

Tutti i vaccini finora approvati, va ricordato, sono stati autorizzati per i maggiori di 18 anni (in alcuni paesi per i maggiori di 16 anni). Per i più piccoli, benché meno esposti agli effetti più dirompenti del virus, ancora non si vede all’orizzonte una cura sicura, anche se qualcosa inizia a muoversi. È Moderna l’azienda che per prima ha avviato uno studio clinico per testare il suo vaccino Covid sui bambini dai 6 mesi agli 11 anni. I test sono ancora in fase iniziale, con i ricercatori che stanno valutando diversi dosaggi per capire quale sia il più efficace da portare allo step successivo di trial, che prevederà la somministrazione di vaccini e placebo a diversi gruppi di bambini per monitorare differenze e livelli di protezione.
Nel contempo Moderna sta portando avanti uno studio anche su 3000 ragazzi tra 12 e 17 anni, i cui risultati dovrebbero essere resi noti entro l’estate.
Sulla stessa scia, anche le altre aziende farmaceutiche si stanno muovendo per testare i vaccini su fasce di età più giovane. Pfizer-BioNTech lo sta già facendo, mentre Johnson & Johnson lo ha annunciato da poco. AstraZeneca, infine, ha avviato un trial sui bambini maggiori di 6 anni.