Dopo otto mesi in Kenya,ora né l’ignoranza né l’incompetenza ci fermeranno. Noi continueremo il nostro secondo percorso adottivo!

Michele scrive:

Salve, sono un genitore adottivo che ha vissuto il lungo periodo di permanenza in Kenya, e che adesso sta avviandosi alla seconda adozione.

Non considerando gli aspetti economici e/o di lavoro, penso che l’adozione internazionale sia un percorso ad ostacoli che scoraggia solo chi non si sente pronto. L’essere pronti all’adozione internazionale non è il risultato dei corsi e/o colloqui fatti presso i tribunali o le ASP (Agenzie Sanità Pubblica) – che in molti casi scoraggiano e qualche volta umiliano le coppie – ma è semplicemente uno stato d’animo.

Una coppia che intraprende questo percorso deve farsi scivolare molte bestialità dettate esclusivamente da ignoranza e incompetenza. Una delle tante assurdità che abbiamo dovuto subire io e mia moglie quando ci siamo recati dal medico curante per il certificato medico generale da produrre all’Ente, è quella di sentirsi chiedere – a quanto pare su esplicito invito del medico legale dell’ASP – di produrre una sorta di certificazione rilasciata da un medico specialista che attestasse il nostro stato di fertilità o infertilità. Ovviamente spiegare che siamo già in possesso del decreto di idoneità e che l’essere fertili o infertili è irrilevante ai fini dell’adozione nel paese a cui siamo stati destinati, è stato inutile. Subire questo ed altro ci rende solo più determinati e, né l’ignoranza, né l’incompetenza, ci fermeranno.

 

Irene-BertuzziGentile Sig. Michele,

sono perfettamente d’accordo con lei quando asserisce che l’adozione internazionale è un percorso ad ostacoli che scoraggia chi non è pronto. I tentennamenti non sono ammessi. I servizi, spesso, non tutti per fortuna, invece di aiutare le coppie a capire, comprendere, superare le difficoltà, sembra si divertano a disseminare ostacoli lungo il percorso che le coppie devono affrontare. E’ quindi evidente che chi ha ancora qualche dubbio o non è completamente convinto si scoraggia e decide di abbandonare “l’impresa” prima ancora di arrivare alla fine.

Bisogna essere determinati, andare avanti senza lasciarsi abbattere se si è veramente convinti di voler arrivare fino in fondo. Allora gli ostacoli si superano e le umiliazioni non contano.

 

Un saluto

Irene Bertuzzi

 Area Tecnica Formazione di Ai.Bi.