Due case famiglia di Ai.Bi. pronte ad accogliere Giorgio: la gara di solidarietà per il bambino sordo e cieco per le botte

downloadIl bello della solidarietà è che non perde tempo. E’ bastato mettere sul nostro sito il video con la terribile storia del bambino di Palermo, picchiato e reso probabilmente sordo e cieco dalle percosse dei genitori, perché i telefoni di Ai.Bi. cominciassero a squillare ininterrottamente e arrivassero mail da tutta Italia.

Negli uffici di Mezzano è cominciata la mobilitazione. Cristina: “Dobbiamo fare qualcosa subito!”; Maria: “Sento le nostre coppie”; Valentina: “Ci sono due case famiglia già disponibili”; Alessia: “Le chiamo”; Marco: “Sento anche tutte le nostre sedi”….

Questa è la cronaca delle ultime 24 ore dedicate a Giorgio, il bimbo di tre mesi ricoverato all’Ospedale di Palermo, con fratture agli arti e al cranio, che gli hanno compromesso vista e udito. Mentre ad Ai.Bi. si cerca, in tempo reale, uno spazio per accogliere il piccolo, trovando immediatamente una famiglia pronta ad un affidamento temporaneo, il Corriere della Sera divulga la prima buona notizia, a firma di Felice Cavallaro: c’è un donatore-benefattore.

Una buona notizia che brilla da Milano dove torna a farsi vivo l’“Angelo invisibile”, il facoltoso imprenditore per sua scelta rigorosamente anonimo, lo stesso altre volte impegnato a salvare i più deboli offrendo una casa ai senzatetto, saldando debiti, pagando affitti, assicurando cure costose. Eccolo al telefono col direttore sanitario dell’Ospedale dei bambini Giorgio Trizzino, a sua volta impegnato da sempre in attività umanitarie, fondatore della società che si occupa di assistenza domiciliare ai malati terminali, adesso per disposizione della magistratura nei panni di “affidatario” del piccolo ribattezzato col suo nome, appunto Giorgio.

Un contatto stabilito dal Corriere della Sera: Trizzino conferma la ricostruzione di carabinieri e magistrati all’“angelo” milanese, turbato quando apprende che dopo tanti giorni in una Palermo distratta solo un paio di professionisti e la titolare di una associazione umanitaria si sono fatti vivi per informarsi sulla storia, sul decorso, sui bisogni immediati del piccolo. Di qui il passo annunciato dall’imprenditore che fa commuovere Trizzino:

“Mi ha detto che provvederà tramite la sua Fondazione da oggi per tutta la vita di Giorgio al suo mantenimento. Pronto a trasferirlo a Milano. Offrendo quanto serve per la riabilitazione e per tutte le cure necessarie a una struttura pubblica o privata, a una associazione, un istituto, una casa famiglia. Come lanciando una gara a chi è disposto a fare il meglio per questo bimbo che nella disgrazia trova così una luce…”.

Lo racconta Trizzino, felice, ai suoi colleghi della Rianimazione, ai medici e a Rossella, la giovane infermiera che coccola il piccolo fra le culle termiche come una madre, prendendolo in grembo: “Non ho figli, ma lo sento mio e spero che questo sguardo si riaccenda, che un miracolo gli restituisca vista, udito, movimenti”.

Prova a stimolare la manina perché si stringa al suo mignolo. Una presa debole s’avverte. Lei spera. Ma Trizzino placa l’entusiasmo: “E’ solo un riflesso, purtroppo”. La testolina va giù e bisogna reggerla mentre le labbra annaspano in cerca del ciuccio (…)

L’offerta dell’“Angelo” ha acceso la vera speranza di un futuro per il piccolo Giorgio. Notizia tenuta celata ai genitori che hanno il divieto assoluto di avvicinarsi all’ospedale. Indagati per tentato omicidio, ma liberi, entrambi giovani, hanno provato a scrollarsi di dosso ogni responsabilità dicendo che il bimbo aveva battuto la testa gattonando.

Versione corretta dal nonno, un primario in pensione che per difendere il figlio, da lui adottato venti anni fa, ha giurato su una malattia genetica del nipotino. Una storia da verificare ovviamente davanti agli esperti e a un giudice dopo tutti gli accertamenti, ma intanto il tribunale dei minori ha tolto la patria potestà alla coppia. Senza credere alla madre che accusa il marito: “E’ depresso pure lui da anni e forse per zittire il bimbo lo ha picchiato”.

Ammissione che spiega la misura del tribunale e rafforza le attenzioni di chi parteciperà alla catena di solidarietà aperta da un “angelo invisibile”. A cominciare dalle case famiglia milanesi che vorranno candidarsi ad ospitare Giorgio.

Due case famiglia di Ai.Bi., nel giro di poche ore, sono già pronte. Non hanno dovuto pensarci troppo: una è in Lombardia, poco fuori Milano, l’altra in Sicilia ed entrambe non hanno avuto un momento di esitazione.

Hanno visto il video e chiamato immediatamente: “Noi ci siamo. Che cosa possiamo fare per Giorgio?”

La solidarietà non è una gara di velocità, ma quando si tratta della sofferenza di un bambino anche un minuto di amore o non amore può fare la differenza.

Adesso tocca ai giudici trasformare la disponibilità, le porte (e le braccia) aperte di queste coppie in una sentenza che regali al piccolo Giorgio una nuova vita.