È troppo povera, rinuncia al suo bambino

tw-tiscali-cullaPovera fino al punto di essere costretta a rinunciare al suo bambino appena nato. Una storia triste, una storia di grande disagio sociale quella accaduta in un paesino del Frusinate, dove una donna italiana di trenta anni, sposata e con altri bimbi, non ha potuto tenere con sé l’ultimo arrivato. La madre, consapevole della decisione presa nei mesi scorsi e non senza dolore, ha potuto stringerlo tra le braccia solo qualche minuto. Il tempo di un bacio sulla fronte e poi la consegna all’ assistente sociale della struttura sanitaria. A raccontare questa triste storia è Angela Nicoletti sulle colonne de Il Tempo, che riportiamo nella sue versione integrale.

Luigi, useremo un nome di convenzione, è nato la scorsa settimana nel reparto di ginecologia dell’Ospedale «Santa Scolastica» di Cassino. Un amore di bambino, paffuto e con i capelli color grano e grandi occhi azzurri. La madre, consapevole della decisione presa nei mesi scorsi e non senza dolore, ha potuto stringerlo tra le braccia solo qualche minuto. Il tempo di un bacio sulla fronte e poi la consegna all’ assistente sociale della struttura sanitaria. Il piccolo è stato affidato alle cure degli operatori di una casa famiglia in attesa dell’adozione. “Meglio che viva lontano da me e dalla povertà che mi circonda”, ha detto la donna ai medici e agli assistenti sociali che l’hanno seguita in tutto il periodo della gravidanza e che anche adesso la tutelano attraverso un supporto psicologico.

La miseria regna sovrana nella casa di Franca e Michele, che vivono con un piccolo sussidio comunale e grazie alla carità di paesani e associazioni di volontariato. Una famiglia che fino a qualche anno fa riusciva a sopravvivere grazie al lavoro del capofamiglia muratore, carpentiere e tutto fare all’occorrenza. Pur di sfamare i tre figli e la moglie. Poi, con la crisi economica, il lavoro si è ridotto. La salute di Michele ha iniziato a vacillare e Franca per comprare medicine e cibo ha iniziato ad arrangiarsi con mille lavori domestici. Nessuna entrata fissa per una casa senza riscaldamenti, senza lavori di adeguamento, senza gas.

Quando la donna, lo scorso agosto, si è accorta di essere incinta ha deciso di non abortire. Sperava che nel frattempo qualcosa potesse cambiare. Invece tutto è peggiorato. Fino al punto che prima di Natale, a tre settimane dal parto, ha reso nota la sua decisione al ginecologo dell’ospedale. Inevitabile la segnalazione ai servizi sociali ed inevitabile quindi l’inizio di un iter doloroso e devastante culminato quattro giorni fa con lo spostamento del neonato nella casa famiglia. “Meglio lontano da me che morto di fame”, ha continuato ripetere Franca durante i colloqui.

L’amore di una madre si misura anche con questi gesti.