Educare, la solitudine dell’accoglienza

È possibile educare senza conoscere chi si vuole istruire?“. E’ questa la provocazione che ha lanciato oggi Marco Griffini, presidente di AiBi, in apertura del Convegno “Emergenza educativa. Adozione, affido e leaving care tra scuola e famiglia” per sottolineare le difficoltà del sistema scolastico di fronte al tema dell’accoglienza dei minori con un passato e un presente di fuori famiglia.
Le istituzioni scolastiche non conoscono il dramma dell’abbandono minorile, nonostante si tratti della IV emergenza umanitaria con 145 milioni di bambini e adolescenti nel mondo costretti a vivere senza una famiglia.
“Non dovrebbe essere una facoltà, ma un dovere interrogarsi rispetto alla conoscenza della condizione degli Out of Family Children, ovvero i minori fuori famiglia. – ha detto Griffini – Una categoria di minori presenti in ogni stato ed in continuo aumento: in Italia dovrebbero essere 34/35 mila e pare che il numero aumenti di 1000 casi ogni anno.”
In Italia si tratta di numeri relativamente esigui, che forse proprio per questo, come ha denunciato oggi Griffini, non vengono presi in considerazione dalle istituzioni. La tesi viene sostenuta anche dalle ricerche e dalle indagini condotte dai Gruppi locali di famiglie adottive di AiBi sul tema: “i numeri dei bambini fuori famiglia e in adozione sono talmente irrisori rispetto agli stranieri, ai figli dei genitori separati…. che passano in secondo piano. Questa è la nostra realtà, una realtà di numeri ed è triste!”.
In generale dalle indagini realizzate a livello nazionale dal Movimento di famiglie di AiBi, risulta che il rapporto tra adozione e scuola è ancora difficile, complesso, se non addirittura un tabù. I programmi scolastici non prevedono progetti o strumenti per l’accoglienza dei minori fuori famiglia o dei figli adottivi, in quanto prevale una logica di assistenza. Può sembrare una sottigliezza ma c’è una differenza fondamentale tra accoglienza e assistenza dei minori fuori famiglia, ha spiegato Griffini.
Educare, “accogliendo” vuol dire riconoscere la storia personale del bambino, valorizzare il suo passato e la sua vicenda personale. Educare, “assistendo” è, viceversa, cercare l’integrazione, la normalizzazione, è rifiuto di un passato che non si vuol conoscere, è lasciare “le cose” come stanno. Educare accogliendo, in definitiva, significa riconoscere che il tema dei minori OFC è un problema sociale che riguarda tutti noi, nel momento in cui veniamo posti di fronte alla grande domanda etica: “ma di chi è figlio una minore senza famiglia?”. – ha aggiunto Griffini.
Una scuola capace di accogliere, a dimensione di figlio adottivo è possibile. Lo ha dimostrato la Provincia di Bolzano con un accordo di collaborazione per l’accoglienza dei bambini adottati nelle scuole.
Si tratta di una buona prassi a livello nazionale che vede la collaborazione di tutte le parti interessate al problema: l’amministrazione provinciale, la scuola, il servizio adozione, gli enti autorizzati, il Tribunale per i minorenni con l’obiettivo di “garantire il benessere del bambino adottato e di tutelare i suoi diritti. La strada dell’accoglienza a scuola è quindi aperta: non resta che iniziare a percorrerla.” – ha concluso il Presidente.