Emergenza culle vuote in Italia: meno 62mila nati in 6 anni. Perché non investire sull’adozione internazionale? A invertire la rotta potrebbero essere le Regioni…

crollo demograficoL’inverno demografico italiano ha toccato le sue temperature più basse: meno 62mila. Tanti sono i bambini dati alla luce nel nostro Paese in meno nel 2013 rispetto al 2008: 514.308 contro 576.659. La tendenza alla diminuzione, iniziata nel primo anno della crisi economica, non si è mai fermata e rivela dati sempre più preoccupanti: in un solo anno, dal 2012 al 2013, il tasso di natalità in Italia è calato del 3,7%, pari a 20mila neonati in meno. E mentre chi può fare figli evidentemente sceglie di non metterli al mondo, ci sono migliaia di altre coppie che non possono generarli, eppure li vorrebbero. La loro presenza, il loro desiderio di genitorialità non può fare dimenticare che un mezzo per frenare la crisi demografica ci sarebbe: l’adozione internazionale. Che andrebbe però incoraggiata e non discriminata.

I dati illustrati nella nell’indagine “Diventare genitori oggi”, realizzata dal Censis in collaborazione con la Fondazione Ibsa per la ricerca scientifica, dimostrano che il nostro è un Paese in cui i figli sono diventanti una risorse sempre più scarsa. Il 2013 è stato l’anno nero delle nascite: mai così poche da quando vengono effettuate le rilevazioni, ovvero dal 1862. Neanche durante le due guerre mondiali si verificò una tale contrazione del numero di neonati.

La maggior parte dei nostri connazionali attribuisce il calo demografico a cause economiche. Per l’83% degli italiani, infatti, secondo l’indagine Censis-Ibsa, la crisi rende più difficile la scelta di avere un figlio. Percentuale che supera il 90% tra i giovani fino ai 34 anni, tanto che solo il 29,8% di loro è genitore.

E le prospettive non sono delle migliori. “Temiamo una riduzione ulteriore – ammette Ketty Vaccaro, responsabile del settore Welfare e sanità del Censis –. Il paradosso è che i genitori hanno desiderio di procreare, ma non possono realizzarlo”. “Per gli italiani – continua ancora Vaccaro – la genitorialità è un’esperienza molto importante e l’aspettativa è di almeno 2 figli”.

Ciò che frena gli aspiranti papà e mamme è la consapevolezza che la prole rappresenti un costo e che le istituzioni facciano poco per lenire la sofferenza economica di chi decide di mettere al mondo un bebè. Il 61% degli italiani, infatti, sostiene che, se gli interventi pubblici in favore della genitorialità migliorassero, le coppie sarebbero più propense a mettere al mondo dei figli.

O ad adottarli, diciamo noi di Amici dei Bambini, consapevoli del fatto che tante coppie, davanti alla possibilità di accogliere un bambino abbandonato, sono frenate dal classico “vorrei, ma non posso”. Incoraggiare l’adozione internazionale, che al pari delle nascite sta vivendo una profonda crisi che rischia di provocarne la sparizione entro pochi anni, non è una missione impossibile e basterebbe per donare a tanti aspiranti genitori la gioia di essere tali e soprattutto a tanti minori abbandonati la felicità di tornare a essere figli.

Per riuscirci, sarebber necessaria una profonda riforma del sistema. L’attuale legge sulle adozioni internazionali è vecchia e poco funzionale, perché rende troppo lungo e “punitivo” il percorso che conduce all’accoglienza. Basti pensare che l’Italia è l’unico Paese in cui l’aspirante coppia adottiva deve sottoporsi a un vero e proprio processo da parte di un Tribunale chiamato a stabilire se quell’uomo e quella donna sarebbero in grado di fare i genitori. Passare da una cultura della selezione a una dell’accompagnamento: questa è la chiave di volta, che vedrebbe i servizi sociali e gli enti seguire le coppie in questo difficile ma meraviglioso percorso. L’adozione andrebbe andrebbe incoraggiata anche da un punto di vista economico, senza preferenze ma anche senza discriminazioni rispetto ad altre pratiche di genitorialità, come la fecondazione eterologa. Perché quest’ultima è possibile in quasi tutta Italia pagando solo un semplice ticket (e in Emilia Romagna è addirittura gratuita), mentre l’adozione resta interamente a carico della coppia? A farsi pioniere dell’eliminazione di questa disparità e del rilancio dell’adozione internazionale possono essere le Regioni: si spera quindi che il recente esempio dato dal gruppo del Nuovo Centrodestra in Lombardia sia solo un buon inizio.

 

Fonti: Avvenire, Corriere della Sera