Etiopia: un’adozione preziosa come un “Diamante”

La storia di adozione di Stephanie e suo marito ha avuto inizio nel mese di gennaio dello scorso anno. “Siamo stati contattati per l’adozione di una bambina etiope che aveva un nome davvero speciale, Almaz, che significa Diamante. Almaz non aveva un problema fisico particolare, ma era considerata “difficile da collocare”.

Aveva sofferto di malnutrizione e questo le aveva causato problemi nella crescita rendendola debole e fragile.

“Abbiamo già avuto un altro figlio adottivo dall’Etiopia. E’ venuto a noi come un piccolo bambino malaticcio e, una volta nelle nostre braccia, è cresciuto di un chilo alla settimana per cinque mesi consecutivi. Sapevamo di poter aiutare un bambino a crescere grande e forte ed eravamo pronti ad affrontare eventuali altri problemi che avrebbero potuto sorgere. “Galleggiavamo sul soffitto” quando ci hanno confermato che potevamo procedere con l’adozione di Almaz.

“Quando siamo andati ad Addis Abeba, abbiamo incontrato Almaz per la prima volta. Aveva circa 11 mesi e si poteva descrivere solo come una bambina zoppicante. Non poteva sedersi o rotolare e poteva solo tenere faticosamente la testa alzata per brevi periodi di tempo. Ho potuto vedere tutte le ossa della sua cassa toracica e della colonna vertebrale. L’ho tenuta vicina a me e piangeva, mi guardava e piangeva. Era quasi l’abbraccio pieno di gioia che avevo sperimentato nel viaggio della mia prima adozione quando mio figlio, dopo essere stato messo tra le mie braccia, mi guardava con gli occhi sbarrati e sapevo che sarebbe stato bene”.

Le educatrici dell’Istituto in cui si trovava Almaz erano molto gentili: mi ha colpito la dolcezza e la devozione nei confronti della bambina.
Almaz era notevolmente più debole degli altri bambini. Non riusciva a finire un biberon. Dormiva molto, e quando si svegliava, voleva essere coccolata. Mi teneva sempre stretta a sé.
Nel nostro ultimo giorno ad Addis Abeba, il direttore dell’Istituto, dopo averla vista ha detto: “Questa è una bambina diversa. Questo non è la stessa bambina”. E ho capito che aveva ragione. Anche in quei pochi giorni, aveva cominciato a fiorire. Lei sorrideva e gli occhi erano più luminosi e la sua pelle era più bella. Si è aggrappata a me, anche quando abbiamo visitato il centro di cura per l’ultima volta.
Anche se non sarei sorpresa per problemi di sviluppo che si presenteranno nel futuro, finora ha superato tutte le tappe  della sua crescita. Adora fare shopping, nuotare, guardare l’hockey, giocare con i suoi fratelli e leggere.

Probabilmente non diventerà mai una cantante, ma da quando ha ritrovato la sua voce, ha iniziato a cantare. Canta quando va a dormire la notte e canta quando si sveglia la mattina. Mi chiama la sua mamma “Dolce”, e quando lei afferra le mie guance e si avvicina, naso a naso, mi dice: “Mamma, sei dolce”, il mio cuore vola.

(Fonte: Rainbowkids.com)