“Fame di mamma”, la campagna Ai.Bi. contro l’abbandono: intervista ad Antonio Gorgoglione

gorgoglioneLunedì 21 dicembre è l’ultimo giorno per aderire alla campagna di Amici dei Bambini “Fame di Mamma”, sostenendola con un sms da 2 euro o una chiamata da rete fissa da 2 o 5 euro. Un’iniziativa presentata anche da Antonio Gorgoglione, coordinatore regionale di Ai.Bi. Puglia, in questa intervista, che riportiamo integralmente, rilasciata alla giornalista del “Quotidiano Italiano” (edizione della provincia di Barletta – Andria – Trani) Alessadra Bissanti.

 

Abbiamo ancora pochi giorni per aderire alla campagna “Fame di Mamma”, iniziativa sociale, promossa dall’Ai.Bi. Associazione Amici dei bambini, con lo scopo di contrastare l’abbandono; l’obiettivo è contribuire al consolidamento e allo sviluppo dei servizi a favore dell’infanzia abbandonata e delle mamme con figli che vivono in situazione di disagio.

Sino al 21 dicembre infatti è possibile donare 2 euro attraverso il numero 45 505 e 2 o 5 euro allo stesso numero da rete fissa. In Italia sono circa 30mila i bambini fuori famiglia. Ogni anno circa 3mila neonati vengono rifiutati al momento della nascita e di questi solo 400 vengono salvati perché abbandonati al riparo nelle culle termiche o all’interno degli ospedali, degli altri si perde traccia o si ritrovano troppo tardi.

Abbiamo intervistato per la Puglia l’avvocato Antonio Gorgoglione, genitore adottivo e coordinatore famiglie Ai.Bi. Puglia.

D.: Nello spot realizzato dall’Ai.Bi., in soli trenta secondi viene trasmesso un messaggio chiaro, l’urgenza di fare qualcosa per prevenire l’abbandono dei neonati. Lei come uomo, come padre e come coordinatore famiglia Ai.bi., può darci un suggerimento su cosa fare concretamente per prevenire l’abbandono?

R.: Innanzitutto sostenere le campagne come quelle di Ai.Bi, contro l’abbandono. La prima modalità per combattere l’abbandono dei minori è parlare dell’abbandono. Questa campagna ci dà la possibilità di parlarne e soprattutto dell’abbandono dei minori in Italia, perché molto spesso si pensa all’abbandono come qualcosa che riguarda i paesi più in difficoltà, in via di sviluppo, le periferie del mondo, invece l’abbandono è un problema di casa nostra, riguarda l’Italia e anche la nostra zona, la Puglia e la Bat. Quindi parlare di abbandono fa bene, perché noi parlando del loro abbandono diventiamo cervello e cuore dei bambini abbandonati perché loro non hanno voce.

Con questa campagna, lanciata da Ai.Bi, con un piccolo gesto, concretamente un grande gesto, riusciamo a sostenere i progetti contro l’abbandono in Italia e le strutture come le Family House, prima clinica a livello europeo. E’ bene sottolineare inoltre, che tutto quello che si fa e sarà fatto è direttamente monitorabile, all’interno del sito Ai.Bi. capire che cos’è la Family House e abbiamo la possibilità di visitarla perché la Family House si trova a Milano e quindi vedere e toccare con mano il contributo che ho donato.

D.: Il primo passo, dunque è parlare di abbandono, pensa che in Italia viene considerato ancora un tabù?

R.: In Italia di abbandono se ne parla poco e si fa ancora molto meno, purtroppo l’abbandono riguarda i bambini che voce non hanno, e non viene vissuta come una tragedia quotidiana. Ci commuoviamo di fronte a tante storie, ma non riusciamo a commuoverci davanti all’abbandono, perché è qualcosa di silenzioso, è subdolo, qualcosa che viaggia a livello degli inferi, non si vede. Se un bambino viene abbandonato, solo qualche volta e in casi eclatanti se ne parla e i media rimbalzano la notizia, ma per migliaia di abbandoni, in Italia e parliamo di 34 mila bambini fuori famiglia, di tutto questo non se ne parla. La prima medicina per curare l’abbandono è sicuramente parlare di abbandono, più si comunica che un bambino può essere messo al mondo e lo si può salvare in tante maniere, più aiutiamo questi bambini.

D.: Perché oggi avvengono così tanti abbandoni? La società e le amministrazioni devono fare qualcosa…Secondo lei, siamo tornati un po’ agli inizi del’900 in cui esisteva “la ruota”?

R.: Sì, sicuramente, questo dipende da tanti fattori, l’abbandono è la punta dell’iceberg ma abbiamo il fenomeno dell’aborto che è sempre più dilagante. Il problema è che al centro delle nostre società e delle nostre coscienze la vita assume sempre meno rilevanza, la vita non è più un dono gratuito che ci è arrivato da tutelare e preservare ad ogni costo. Tutti noi abbiamo un ruolo importante, scaricare solo sulle istituzione è troppo semplice, il problema è di tutti. Quante volte potremmo aiutare e sostenere una mamma a non abortire. Basterebbe dare qualche ora di lavoro, di dare delle possibilità ad una donna, fare un corredino o aiutare per le visite di routine durante la gravidanza, sono piccoli aiuti a livello di istituzioni ma anche a livello di gruppi famigliari, a livello di cittadinanza potremmo sicuramente fare.

D.: In Italia sono 34 mila i bambini fuori famiglia. Ogni anno circa 3mila neonati vengono rifiutati al momento della nascita e di questi solo 400 vengono salvati. Può dirci che realtà vive la nostra regione, quali sono i dati oggi in Puglia e nella Bat?

R.: Non è facile giungere a questi dati, purtroppo non c’è una pubblicazione annuale, a livello provinciale o regionale. Con certezza, possiamo dire che la Puglia non è diversa dalle altre regioni, la nostra zona è “ricca” di abbandoni, purtroppo ricca. Noi come Amici dei Bambini Puglia, con la sede di Barletta, abbiamo un sogno che è quello di realizzare una struttura che possa accogliere l’abbandono, le vite scartate, le vite rifiutate, non solo i bambini ma anche le tante mamme con i propri bambini. Stiamo lavorando su questo perché notiamo nella nostra zona una grandissima necessità e sono poche le strutture che accolgono mamme con i propri bambini. Il nostro sogno è realizzare in questo anno del Giubileo della Misericordia, o quanto meno mettere la prima pietra, un’opera di misericordia, che possa essere poi un segno tangibile del nostro impegno.

 

 

Il progetto Family House:
Attraverso Fame di Mamma in particolare vengono sostenute le strutture di accoglienza di Ai.Bi. Amici dei Bambini, tra cui le case famiglia, le comunità mamma-bambino, le culle per la vita, gli appartamenti per mamme fragili con figli e la Family House, la prima “clinica per la cura del male dell’abbandono” in Italia.

Il progetto di punta della Campagna è la Family House, la prima clinica in Italia per curare il male dell’abbandono. Esistono cliniche per tutto: per i disturbi alimentari, per la cura delle dipendenze, per la salute mentale, ma non esisteva, fino ad oggi, una clinica per curare fin dal primo insorgere gli effetti di quel male subdolo e invisibile che è l’abbandono, quella ferita profonda che solo l’amore di un’altra famiglia – adeguatamente formata, supportata e nutrita – può rimarginare.

La Family House fornisce servizi a 360° a sostegno della famiglia e dell’accoglienza di minori e mamme in difficoltà. È qui che si trova la prima culla per la vita di Ai.Bi. Amici dei Bambini, uno strumento di aiuto, solidarietà e vicinanza alle madri in difficoltà che arrivano alla scelta estrema di abbandonare il proprio bambino. La speranza è quella che si possano evitare gesti disperati e salvare le vite umane più deboli e indifese, i neonati. Un pronto soccorso per salvare le giovani vite dal cassonetto e prevenire l’aborto.

La famiglia è l’unica “terapia adeguata” per ogni bambino abbandonato. L’abbandono chiama in causa la responsabilità di tutti noi, perché ognuno di noi può contribuire a combattere l’abbandono regalando un po’ del calore di una famiglia a un minore che una famiglia non ce l’ha.