Milano. Famiglia, figli, accoglienza: ecco i pilastri del Manifesto per l’Accoglienza Familiare della Fondazione Ai.Bi. La presentazione durante la tavola rotonda “Perché partecipare oggi”

famigliaFamiglia, figli, accoglienza. Sono questi i 3 punti di riferimento attorno ai quali ruota il nuovo Manifesto per l’Accoglienza Familiare della Fondazione Ai.Bi. A presentare il documento è stato Giuseppe Salomoni, vicepresidente di Amici dei Bambini e presidente della Fondazione omonima, sabato 11 giugno nel corso della tavola rotonda “Perché partecipare oggi” che si è tenuta a Milano della sede cittadina dell’Acli.

Obiettivo del Manifesto è quello di sviluppare nella società una consapevolezza capace di promuovere responsabilità e partecipazione, al fine di garantire ai soggetti più deboli un’accoglienza familiare giusta, accessibile e autenticamente solidale.

Lo stesso Salomoni ha spiegato nel dettaglio i tre punti fondamentali. A cominciare dalla famiglia, fondata sul matrimonio e costituita da un uomo e una donna aperti all’accoglienza della vita. Quindi i figli, bambini che hanno il diritto di essere amati da un padre e una madre. “Affermarlo oggi – ha detto il presidente della Fondazione Ai.Bi. – vuol dire rispettare la dignità di ogni bambino ed è particolarmente significativo in un momento come questo, in cui il concetto di famiglia è sotto attacco”. Infine, l’accoglienza che, insieme alla cura, sono atti di donazione incondizionata, capaci di dare mentre si riceve, nella consapevolezza che “l’altro” non è necessariamente “come lo voglio io”.

“Prendere consapevolezza di questi 3 punti – ha precisato Salomoni – vuol dire sviluppare responsabilità e partecipazione per fare in modo che la famiglia sia sempre accessibile a tutti e in particolare alle persone sole, abbandonate, fragili”.

Tra i soggetti per i quali la Fondazione, con il suo Manifesto, intende sensibilizzare all’accoglienza vanno dai bambini abbandonati ai minori temporaneamente fuori famiglia, dai neonati a rischio di abbandono alle donne vittime di violenza, dai minori stranieri non accompagnati alle famiglie di migranti, fino a tutti i nuclei in difficoltà, fragili o vulnerabili. “La consapevolezza della non sostituibilità della famiglia – si legge nel Manifesto -, delle sue feconde e solidali relazioni, sollecita e chiede l’intraprendenza personale e la partecipazione solidale per esprimere coerentemente una condivisa responsabilità”.

Dopo Salomoni, la tavola rotonda ha visto la partecipazione di altri esponenti del mondo delle aziende, della comunicazione, del cinema e dei media che hanno portato il loro punto di vista sul tema dell’impegno sociale nella società odierna. Il dibattito, moderato dal direttore di “Vita” Riccardo Bonacina e introdotto dal presidente di Ai.Bi. Marco Griffini, ha visto il succedersi degli interventi del regista Daniele Vicari, che nel film “La nave dolce” racconta l’immigrazione albanese in Italia all’inizio degli anni 90; di Massimo Ciampa, presidente di Mediafriends, la onlus di Mediaset nata per sostenere l’associazionismo; e di Stefano Cerrato, responsabile del Terzo Settore per Banco Popolare che lavora in stretta collaborazione con associazioni, fondazioni e cooperative sociali. A conclusione, le testimonianze di una giovane migrante nigeriana accolta, con la sua bambina, nella Family House di Ai.Bi. e di Luigi Mariani, country coordinator di Ai.Bi. in Siria.