Famiglia: il luogo in cui si sperimenta il “noi”

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Cara Marzia,

mi chiamo Adele e ti scrivo da donna a donna. Non so se tu hai figli ma vorrei raccontare di me alla spugna errante che tu rappresenti, per lanciare un messaggio di speranza … una bottiglia nel mare? Non saprei.. forse si, ma anche no. Con mio marito Siro ci siamo conosciuti e subito abbiamo desiderato  essere una famiglia. Abitiamo sulle colline beneventane e li viviamo i nostri sogni e le nostre fatiche quotidiane. La famiglia per noi  è sempre stata il luogo a “misura di vita”, il luogo dove si sperimenta il “noi” più che il “me”. Abbiamo sempre vissuto la nostra casa come il luogo da cui partire per aprire la nostra esistenza ad ogni incontro, per guardare il prossimo con fiducia e ottimismo. Perché la negatività distrugge da dentro, ti abbrutisce. Questo è quello che noi sperimentiamo come famiglia aperta ed inclusiva. Inclusiva … parola bellissima e ricchissima. Piena di tanto significato per noi che siamo stati prima famiglia affidataria di 4 bambini, poi, dal 2011, famiglia internazionale, mondiale, cioè adottiva. I nostri figli ci aspettavano in Colombia e lì siamo andati a prenderli. Gioia pura! Quando vai dall’altra parte del mondo, dentro le periferie, per incontrare tuo figlio ti accorgi che fare la gioia degli altri è come costruire la propria gioia. Per questo abbiamo deciso di non rimanere passivi rispetto a vite che chiedono aiuto, che chiedono normalità, che chiedono pace. Mi riferisco ora a tutti quegli esseri umani che vengono definiti madri sole con bambini e minori stranieri non accompagnati.  Abbiamo aderito con grande entusiasmo alla possibilità di ospitare  un minore migrante o un minore con madre del progetto AiBi, “Bambini in alto mare”. E aspettiamo che questa possibilità diventi realtà. Dopo tanto penare in questi viaggi dell’orrore, perché non dare loro la possibilità di vivere in famiglia, una vita normale negata nella loro terra? Ecco, cara spugna errante, la nostra esperienza come famiglia internazionale, è che non esistono barriere culturali, linguistiche, ideologiche, che possano rappresentare un ostacolo insormontabile. E con tenacia e determinazione possiamo superare ogni difficoltà, in nome della sacralità della Vita. Attraverso la tua collega di Salerno (Antonella)  ti mandiamo una cartolina virtuale, dedicata a Lampedusa, che è l’immagine di quello che noi siamo oggi, mentre aspettiamo di poter aggiungere alla nostra tavola qualche posto in più, per condividere il nostro pane quotidiano. Grazie dell’attenzione e spero che presto con voi e con le istituzioni riusciremo a rendere concreta accoglienza quella che oggi è un’attesa.

Cara Adele,

la tua lettera mi riempie di gioia. In questi giorni ho pensato a lungo su ciò che di bello avrei potuto raccontare a Lampedusa di questa settimana italiana. Mi sono molto interrogata su che Italia vorrei consegnare ai figli che verranno, miei, del mio villaggio, di questa terra … non fa differenza. E così arrivi tu, con la tua appassionata umanità a riscaldare anima e cuore. E a spiegarmi quanto sia importante insistere, e insistere ancora, affinché l’accoglienza familiare si incoraggiata supportata e culturalmente riconosciuta come strumento di accoglienza, come faro e indicatore della buona salute e della felicità. Dico culturalmente prima che istituzionalmente, perché un paese come il nostro può cambiare il suo volto solo se le persone generano una cultura nuova. Le istituzioni sono fondamentali. Si intende. Ma solo se il cuore della gente si apre anche l’orizzonte istituzionale non diventa solo carta scritta, bensì anima.  Il 10 marzo in Senato è stato respinto l’odg G100 che avrebbe impegnato il Governo a promuovere da un lato progetti di aiuto per le popolazioni del sud del mondo volti in primo luogo alla presa in carico dei minori e dall’altro lato ad adottare, fino a quando non verrà condivisa dall’Unione Europea una politica di intervento comune, anche attraverso l’utilizzo della normativa d’urgenza, norme speciali per contrastare i flussi migratori verso il nostro Paese, nonché ad assumere iniziative per prevedere la continuità del finanziamento di un fondo nazionale per l’accoglienza dei minori stranieri non accompagnati che non gravi sui bilanci dei comuni. Perché mi chiedo?  Fuori piove? … Non direi … è quasi primavera! Ed è primavera non solo perché ci avviciniamo alla bella stagione. Ma perché per un NO che si legge, ci sono altri SI! Lo dite voi, tu e Siro.. e con voi qualcun altro. Il dieci marzo, sapete, è stato anche il giorno in cui è stata approvata all’unanimità in Basilicata una proposta di legge d’iniziativa del consigliere Gianni Rosa (Lb-Fdi) . Il testo prevede l’istituzione del servizio regionale per garantire il sostegno alle adozioni e agli affidamenti familiari.. e fin qui gioirai con me. Ma gioirai ancor più perché posso dirti che nelle sedi istituzionali si sta lavorando affinché le linee guida che dovranno essere stese per il servizio affido e adozioni regionale prevedano una sensibilità anche sulla questione affido e minori stranieri non accompagnati.Piccoli segnali, importanti… sai Adele, a forza di credere che l’Italia sia solo il Non –Luogo dell’incultura, delle buffonate, dell’ostilità, dell’emergenza… l’Italia davvero diventerà il Non – Luogo delle buffonate, dell’ostilità, dell’emergenza. La nostra lingua è la quarta al mondo più studiata, ma a quanto pare “sembra interessare più agli altri” leggevo sull’Internazionale qualche tempo fa. Beh personalmente e con te, Siro, Antonella e tanti come noi, voglio invece non solo credere, ma agire perché l’accoglienza e le capacità italiane possano essere messe a frutto senza tradirle e con uno sguardo ampio. E poi che sia anche una accoglienza very bella… l’accademia della Crusca lo perdonerà… credo. Intanto io che non sono una “cruscante” vorrei regalare a te e a Lampedusa una nuova parolina chiave: Intermestic… che è un bel mix tra International e domestic… e a voi, ai vostri figli, prometto il mio impegno perché l’accoglienza abbia questo doppio sapore, che non tradisce, ma considera, che non chiude ma apre, che non avversa ma va verso…. Sogno? Certo che si.. lo faccio di notte, almeno otto ore al giorno.. pensa quanto impegno ci metto, per poi tradurre il sogno in realtà. E sono certa che anche grazie a questo la tua tavola presto sfamerà altri occhi, altre bocche e avrà tante altre gambe.

Grazie di cuore Adele

Marzia Masiello

Responsabile relazioni istituzionali di Ai.Bi.

In questo particolare momento di emergenza, chiediamo ai nostri sostenitori e ai nostri lettori di aderire alla nostra campagna “Bambini in alto mare”, attivando un Sostegno a Distanza per garantire la giusta accoglienza di queste persone che scappano dalle minacce che scaturiscono dalle guerre presenti nei loro territori.