Italia. 2 milioni di famiglie in povertà assoluta. Cardinale Zuppi: “Aggiustare il Reddito di Cittadinanza”

Presentato il report annuale della Caritas sulla povertà: nel 2021 le famiglie in povertà assoluta sono crescite fino a quasi 2 milioni, per un totale di 5,5 milioni di persone. La proposta del Presidente della CEI per il Reddito di Cittadinanza

Dall’inizio della pandemia il Covid ha causato oltre 178mila vittime. Ma le conseguenze che oltre due anni di pandemia hanno avuto sulla società italiana coinvolgono molte persone di più, facendo segnare un vero e proprio “annus horribilis” per l’Italia più povera e “nascosta”. A sancirlo è l’annuale report della Caritas sulla povertà e l’esclusione sociale dal titolo “L’anello debole”, presentato come da tradizione nella giornata mondiale della lotta all’indigenza: il 17 ottobre.

Quasi 2 milioni di famiglie italiane in povertà assoluta

Secondo il rapporto dell’ente confessionale della CEI per la promozione della carità, nel corso del 2021 la platea delle famiglie in situazione di povertà assoluta sono aumentate arrivando a sfiorare quota 2 milioni (precisamente 1.960.000), per un totale di 5 milioni e mezzo di persone. La situazione più critica è al sud, dove la percentuale di famiglie in difficoltà arriva al 10%, e colpisce soprattutto i nuclei con almeno 4 componenti e le famiglie di stranieri.
Colpisce, in particolare, il dato che conferma come la povertà sia percentualmente maggiore al diminuire dell’età: tra i minorenni, infatti, la povertà si attesta al 14,2% della popolazione, per diminuire all’11,4% tra i 18 e i 34 anni, all’11,1% tra i 35 e i 64, fino a scendere nettamente al 5,3% al di sopra dei 65 anni.
Cresciuta, a livello nazionale, l’incidenza degli stranieri sul totale delle persone in difficoltà, arrivata al 55%, con punte del 65,7% nel Nord-Ovest e del 61,2% nel Nord-Est, le zone dell’Italia in cui la presenza di immigrati è maggiore, ma anche quella in cui il costo della vita è più alto.
Altro dato molto significativo è quello che indica come la povertà sia “ereditaria”: molto spesso, infatti, i figli delle persone in difficoltà rimangono a loro volta in difficoltà, con un figlio su cinque che ha mantenuto la stessa posizione occupazionale dei padri e addirittura più del 42% che ha sperimentato una mobilità sociale discendente.
Ed è proprio sulla “scomparsa” della scala sociale che si è soffermato il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei, nel suo intervento durante la presentazione del rapporto: “L’ascensore sociale è guasto, è rotto da tempo – e pochi sono interessati ad aggiustarlo”, sono le sue parole riportate da Avvenire.

Zuppi: “Nei momenti di crisi dobbiamo mostrare cosa significa essere cristiani”

Quanto emerso dal rapporto, ha proseguito Zuppi, deve aiutarci a vivere il futuro più prossimo con la consapevolezza che servirà “tanta solidarietà e delle riposte rapide, perché la sofferenza non può aspettare, non deve aspettare”.
Le risposte, però, è l’ulteriore riflessione, devono anche saper guardare al futuro. In questo senso vanno lette anche le parole riguardanti il Reddito di Cittadinanza, percepito sì, oggi – ha sottolineato Zuppi, come riporta Agensir: “Da 4,7 milioni di persone”, ma che raggiunge “poco meno della metà dei poveri assoluti”. Fermo restando il mantenimento di questo impegno “che deve essere così importante in un momento in cui la povertà sarà ancora più dura”, il cardinale di Bologna ha sottolineato come sia necessario fare “un aggiustamento”.
Perché – ha concluso Zuppi: “Nei momenti di crisi, a maggior ragione, dobbiamo mostrare che cosa significa essere cristiani. E questo richiede due cose: avere un cuore pieno dell’amore di Cristo e, proprio per questo, riconoscere Cristo e avere noi un cuore pieno di amore per i tanti ‘poveri cristi’ che incontriamo nelle nostre strade, che andiamo a trovare nelle case e che devono trovare un porto nelle nostre comunità”.