Roma. Il Family Lab 2 di Care. Dalle “Nostre mani” le basi per il rilancio dell’adozione internazionale: una luce in fondo al tunnel

family-lab1Per la seconda volta nel breve volgere di pochi mesi, i rappresentanti degli enti autorizzati, dei servizi territoriali e delle associazioni familiari si troveranno seduti attorno a un tavolo a parlare di accoglienza di minori abbandonati. Un evento quasi “storico”, in tempi in cui occasioni come questa mancano del tutto. A promuovere l’opportunità di un confronto costruttivo tra i diversi attori dell’adozione internazionale è ancora una volta il Care (Coordinamento delle associazioni familiari adottive e affidatarie in rete) che organizza, per sabato 17 ottobre, il Family Lab 2.

L’incontro, intitolato “Nelle nostre mani”, si svolgerà presso la sala Santo Spirito dell’omonimo complesso monumentale a Roma e si articolerà in due sessioni. In quella mattutina i delegati delle associazioni familiari, dei servizi e degli enti – tra cui Amici dei Bambini –  saranno impegnati in una serie di laboratori sul tema delle adozioni “Family friendly”. Attività dalle quali emergeranno le proposte che i partecipanti ai focus group rivolgeranno poi, nella sessione pomeridiana, ai rappresentanti delle istituzioni e della politica che interverranno alla tavola rotonda “Quali politiche e quali prassi per un’adozione a misura delle famiglie?”, moderata dalla giornalista di “Vita” Sara De Carli. I lavori della mattina saranno invece introdotti da Francesca Danese, assessore alle Politiche sociali, salute, casa ed emergenza abitativa del Comune di Roma Capitale, e da Monya Ferritti, presidente del Care.

È la stessa Ferritti a spiegare i motivi che hanno portato il suo coordinamento a organizzare il Family Lab 2. “Si è trattata di un’esplicita richiesta dei partecipanti all’incontro di maggio 2015 – dice la presidente del Care – che in quell’occasione hanno potuto constatare la condivisione di temi e la modalità di lavoro adottata: quella dei laboratori misti, con la partecipazione di esponenti delle associazioni familiari, dei servizi e degli enti, che per la prima volta si sono seduti attorno a un tavolo a discutere di adozione nazionale e internazionale”.

Incontri di questo tipo, infatti, sono più che rari. “Le associazioni familiari – spiega Monya Ferritti – sono un’espressione degli ultimi 15 anni circa. La legge italiana sulle adozioni invece è più vecchia, risale al 1983: a quei tempi le associazioni familiari non esistevano ancora e quindi la legge non le prende in considerazione, non prevedendo pertanto occasioni di incontro come il Family Lab”.

Fortemente sentito da tutti i partecipanti ai lavori del 17 ottobre è il desiderio di individuare le possibili soluzioni per le principali difficoltà rilevate dalle famiglie nel corso del percorso adottivo e post-adottivo. Per farlo è necessario innanzitutto rimettere l’adozione internazionale nell’agenda politica del Governo. Il che si dovrebbe tradurre in misure concrete a sostegno delle famiglie. “A cominciare dalla stabilizzazione del Fondo per le adozioni”, attualmente bloccato al 2011, “e dalla creazione di un Fondo per le situazioni di adozioni critiche e di emergenza. Quest’ultimo, afferma Ferritti, è necessario alla luce del fatto che “molte famiglie, indipendentemente dalla loro volontà, si trovano a dover vivere situazioni di blocco del proprio iter adottivo e le spese che ne conseguono sono generalmente a carico delle stesse coppie. Per questo è necessario che vengano supportate anche con un contributo pubblico”.

La rete messa in piedi a maggio, con lo scopo di individuare in modo competente i punti critici e le possibili soluzioni alla crisi dell’adozione, è pronta quindi a tornare a lavorare per dare un futuro all’accoglienza dei bambini abbandonati. Con la speranza che anche il mondo delle istituzioni e della politica ne segua l’esempio.