Giro di vite del Governo contro i femminicidi

È pronto a passare al vaglio del Consiglio dei Ministri un nuovo Disegno di Legge che punta al contrasto dei femminicidi: non solo pene più certe e severe, ma anche un lavoro culturale e di informazione per un’assunzione di responsabilità collettiva

All’indomani dell’omicidio di Giulia Tramontano, era stato il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi ad annunciare un disegno di legge sul tema dei femminicidi. A pochi giorni di distanza, nel pomeriggio di mercoledì 7 maggio, è già atteso il primo passaggio del testo del Ddl in Consiglio dei Ministri.
Ancora non ci sono i dettagli precisi, ma le intenzioni sono state ben chiarite già dallo stesso Piantedosi così come dal Ministro della Giustizia Carlo Nordio e dalla Ministra per la famiglia, la natalità e le pari opportunità Eugenia Roccella, che hanno collaborato alla stesura del nuovo impianto normativo.

Già 47 le vittime di femminicidio nel corso del 2023

Il passaggio in Consiglio dei Ministri non sarà che il primo step di un iter che dovrà inevitabilmente approdare, poi, in Parlamento, dove il ministro Piantedosi si è detto sicuro “non mancheranno collaborazione e condivisione”.
D’altra parte l’argomento non si presta certo a divisioni politiche e cercare di porre un freno a un terribile fenomeno che nei primi 5 mesi del 2023 ha già visto l’uccisione di 47 donne dovrebbe essere un traguardo condiviso da tutti.
L’obiettivo, come ha dichiarato il Ministro Piantedosi, è quello di “evitare che la violenza o addirittura l’omicidio sia commesso”, ecco perché l’inasprimento delle pene non è l’unico dei punti che dovrebbero essere contenuti nel Ddl.
Fondamentale è sia rafforzare le misure di prevenzione, sia potenziare il lavoro di comunicazione verso le donne vittime di abusi, portando alla conoscenza e alla messa in contatto con i centri antiviolenza che operano sul territorio.
Per gli uomini che si rendono responsabili di atti di violenza domestica, invece, – come riporta Open – si punterebbe sul potenziamento del braccialetto elettronico nei casi in cui l’autorità giudiziaria “ne decida l’adozione”.

Femminicidi: il vero cambiamento deve avvenire a livello culturale

Ma, come si diceva, il vero cambiamento non può essere apportato solo da provvedimenti di legge, ma deve puntare su un grosso lavoro culturale. Come ha detto sempre Piantedosi: “La premessa di qualsiasi ragionamento sulla violenza contro le donne e sul suo culmine, il femminicidio… è che non si tratta di un fatto individuale ma sociale”. Le cause, dunque, non sono da rintracciare solo “nella devianza del singolo… Ma chi rivolge la propria indole prevaricatrice verso una donna, per lo più la propria compagna, spesso è convinto intimamente di essere legittimato a farlo”. Per questo, ha concluso: “Lo strumento per contrastare il fenomeno non può essere limitato alla repressione del reato. Ma deve essere agganciato a un progetto culturale, che comporti l’assunzione di una responsabilità collettiva e multidisciplinare per prevenirlo e contrastarlo”.