Fermare la maternità surrogata. Il Forum Famiglie: “L’utero in affitto è un’aggressione schiavistica alla vita umana”

stop surrogacyDonne e uomini di diverse origini etniche, religiose, culturali e socio-economiche dicono no all’utero in affitto, considerato un abuso dei diritti umani delle donne e dei bambini. A metà maggio 2015, 16 associazioni e 100 personalità provenienti da 18 diversi Paesi del mondo hanno lanciato la petizione “Stop surrogacy now” con l’obiettivo di fermare subito la pratica della maternità surrogata. L’iniziativa, nata negli Stati Uniti e ripresa dal quotidiano francese “Libération”, è il primo appello mondiale su questo tema, al quale hanno aderito anche diverse organizzazioni italiane.

Il Forum Nazionale delle Associazioni Familiari definisce la maternità surrogata “l’ultimo (almeno per ora) gradino dell’aggressione alla vita umana che riscopre l’antica arte dello schiavismo e sembra destinata a diventare il nuovo diritto inalienabile”. Ma questa volta, commenta il Forum, “il ‘no’ arriva da un inedito coro di voci”.

Un coro al quale partecipa anche Scienza & Vita, per cui l’utero in affitto è “un abuso compiuto sul corpo delle donne, usate come incubatrici, in cui la ‘delocalizzazione’ in Paesi poveri favorisce lo sfruttamento di chi non ha altro bene da vendere se non la propria capacità riproduttiva”. Si consuma così, afferma la presidente Paola Ricci Sindoni, “un inqualificabile commercio di bambini fatti su commissione, una compravendita, un’industria inaccettabile che prospera sul desiderio di una genitorialità che ha perso i suoi limiti e sulla pelle di chi non può e non sa difendersi”.

Dura anche la posizione del Movimento per la Vita che afferma il suo deciso no “a ogni forma di colonialismo e di schiavismo mirante a soddisfare presunti diritti individuali nei Paesi ricchi sulla pelle delle donne dei Paesi poveri e dei figli loro sottratti”. Per bocca del suo presidente, Gian Luigi Gigli, il Movimento assicura di opporsi a “qualunque sanatoria a favore delle coppie italiane che, servendosi della maternità surrogata, hanno acquistato bambini all’estero”. “Vigileremo affinché nell’applicazione in Italia della fecondazione eterologa – aggiunge Gigli – non vengano spacciati come ‘rimborsi spese’ pagamenti in denaro per donatrici costrette dal bisogno”.

Alla petizione aderiscono anche associazioni laiche e femministe. Spiega Paola Tavella che “la riproduzione umana attiene a una sfera che non genera alcun diritto al figlio, tantomeno commissionandolo in Nepal o in California”. “Non credo ai casi di maternità surrogate ‘gratis’ – precisa l’esponente femminista –: alla fine c’è un compenso mascherato, e se non c’è entriamo nel campo della patologia. Non esiste alcuna giustificazione alla cancellazione della madre.

 

Fonte: Avvenire