Festival di Venezia 2016. Paolo Genovese presenta il DNA dell’affido “La maternità da un altro punto di vista”

genovese “Affidamento, sostantivo maschile. Fare affidamento su qualcuno, fidarsene pienamente, contare su di lui”. L’Accademia della Crusca sarebbe entusiasta di questa chiusa, scritta a caratteri cubitali su sfondo nero, prima dei titoli di coda. Ma lo short movie “Per Sempre”, realizzato da Paolo Genovese (per il brand di moda TwinSet e Rai Cinema) è tutt’altro che un corto didascalico. Tanto che, alla fine, prima della scritta a sfondo nero, genera persino un’inattesa lacrimuccia. Interpretato da Giulia Bevilacqua, Chiara Mastalli e Claudia Potenza, ha debuttato alla 73esima Mostra del Cinema di Venezia in pieno ciclone #fertilityday.

Mai momento più azzeccato perché, neanche a farlo apposta, racconta la maternità da un altro punto di vista. Un tema sociale forte, femminile, spesso sussurrato e nascosto: l’affido.  Ancora oggi, a distanza di anni, tra nuove leggi ed altre vie d’uscita, si parla poco di cosa significa per una donna avere un figlio senza condividerne il sangue.

(In) “Per sempre” ci sono poche certezze, ma l’amore è una di queste.

Per Paolo Genovese “la possibilità di prendere bambini, che hanno momentaneamente bisogno di una famiglia e affetto perché i genitori non possono in quel momento occuparsene, mi sembra una cosa meravigliosa e di una generosità assoluta e tra l’altro è molto più semplice di quello che si possa pensare, l’iter non è complesso come per l’adozione. E il ventaglio delle persone che possono accedervi è ampio, una famiglia, una coppia o un single“.