Francesca Catelli: rendere felici bambini è la nostra missione

catelliRiportiamo di seguito l’intervista realizzata dalla giornalista Rosella Redaelli per il periodico “Vivere” a Francesca Catelli, giovane imprenditrice che, insieme ai fratelli Enrico e Giorgio, porta avanti una grande impresa internazionale: la Chicco, che dal 2003 è al fianco di Amici dei Bambini in diversi progetti a sostegno dell’infanzia abbandonata. Nel 2010, in particolare, è nato il Chicco di Felicità, un simbolo di solidarietà che ha incontrato il consenso di moltissimi consumatori.

 

Ci racconta chi era il signor Chicco?

C’è un libro che lo racconta. L’abbiamo voluto noi figli per ricordare nostro padre, scomparso nel 2006. Il titolo mi piace molto: “Il Signor Chicco: storia straordinaria di un uomo qualunque”. Mio padre aveva umili origini, era nato nel 1920 sul confine con la Svizzera, non nascondeva a nessuno di avere preso la licenza media e di aver poi conseguito il diploma alle serali. Quando gli hanno offerto una laurea ad honorem l’ha rifiutata, perché era ormai diventato motivo di orgoglio essere riuscito a fare tutto da solo. Avevamo pensato al libro come una strenna natalizia per i dipendenti e per tutti coloro che l’hanno conosciuto e amato, poi l’abbiamo messo nei punti vendita Chicco e abbiamo visto che le persone hanno cominciato ad acquistarlo, interessate alla storia di un uomo e di quello che ha creato. Non avevamo bisogno di celebrarlo, ma ritengo che la sua vita e i valori che ci ha trasmesso debbano essere conosciuti dalle nuove generazioni come testimonianza di qualcuno che ha fatto del bene.

Quale insegnamento di suo padre la guida ogni giorno?

Lui non ha mai dimenticato le sue origini modeste e ci ha sempre invitato a ricordarci di chi ha più bisogno. E’ un po’ come la storia dei talenti: se la vita ti ha dato possibilità e talento, devi in qualche modo restituirli. E poi c’è il suo legame con la famiglia, basti dire che Chicco è il soprannome di mio fratello e il marchio Lycia, dedicato all’igiene e alla bellezza, è il nome di mia madre.

Lei rappresenta la parte femminile di un’azienda prevalentemente maschile che ha però nel core business la maternità, la cura dei bambini. Quanto ha contato essere donna e madre nel suo lavoro?

Ho la fortuna di avere 2 figli, Sofia di 17 anni e Pietro di 18. Il fatto di essere mamma non mi ha impedito di avere un impegno serio in azienda. Sono una convinta sostenitrice delle quote rosa e credo nel talento delle donne, nel loro talento creativo, nella loro capacità organizzativa. Il nostro brand rivolto ai bambini e alla maternità si presta particolarmente ad una sensibilità femminile. Da quando sono madre mi sento sempre più proiettata verso le nuove generazioni, da qui nasce il mio impegno nella Responsabilità Sociale d’Impresa con progetti dedicati ai bambini meno fortunati che non hanno una casa o una famiglia, o bambini che nascono con gravi cardiopatie e che possono essere salvati con il nostro aiuto.

Cosa hanno in comune i vostri progetti sociali?

Mio padre diceva che le case si costruiscono dalle fondamenta e diceva che la beneficenza si fa, ma non si dice.  All’inizio mi sono trovata in imbarazzo perché ricevevamo decine di richieste di aiuto e per rispondere a tutti avremmo dovuto chiudere e trasformarci in una Onlus. Così, abbiamo pensato che dovevamo fare qualcosa che potesse essere d’aiuto agli altri e contemporaneamente fare bene al brand. Abbiamo cercato associazioni partner con cui collaborare con progetti trasparenti e a lungo termine.

Sono stati così i Chicchi di Felicità?

Sì, dal 2003 Chicco è al fianco di Ai.Bi. – Associazione amici dei Bambini –dalla parte dei bambini meno fortunati. In questi anni di collaborazione abbiamo avuto l’opportunità di capire le esigenze e di intervenire con diverse progettualità, come l’avvio e il sostegno di case famiglia, e di utilizzare la rete dei punti vendita Chicco per informare e formare i genitori a temi importanti quali l’abbandono. Nel 2010, per dare ancora più consistenza al nostro impegno, abbiamo pensato che fosse giunta l’ora di creare un simbolo. E’ nato così il Chicco di Felicità, nome fortunato ed evocativo che forma uno charme solidale venduto in tutti i negozi Chicco in Italia a 4 euro. Il Chicco di Felicità ha raccolto il consenso di moltissimi consumatori, ne sono stati venduti oltre 150mila e con l’intento di renderlo sempre più bello e nuovo nel 2013 è stato interpretato da Stroili oro che ha creato diverse limited editions (San Valentino, festa della mamma, Natale) che sono state vendute oltre che nei Negozi Chicco anche nella boutique Stroili oro.

Ci sono altri progetti in Italia?

Dal 2013, consci della crisi che ha attanagliato l’Italia, abbiamo iniziato a sostenere Padre Maurizio, Presidente di Opera San Francesco per i poveri di Milano in via Piave.

E all’estero?

Con le filiali di Francia, Belgio, Svizzera, Germania, Russia, Inghilterra, USA, Brasile e Argentina sosteniamo la Fondazione “Aiutare i bambini” a favore del progetto “Happiness goes from heart to heart” per la cura dei bambini affetti da gravi cardiopatie che vengono operati da una équipe di grandi professionisti a titolo volontario, dall’Italia e dall’Argentina. Sono stata a dicembre in una missione in Cambogia, all’ospedale di Siem Reap ed è stata un’esperienza molto toccante.

Coinvolge i suoi figli in questi progetti?

Certo, entrambi fanno attività di volontariato. Sofia frequenta una scuola di stampo anglosassone per cui l’esperienza di volontariato è quasi curricolare e quest’estate partirà per una missione in Ghana. Pietro è volontario all’interno della parrocchia del nostro quartiere. E’ fondamentale che si aprano al mondo e vengano in contatto con realtà anche molto distanti dalla loro.

Qual è il suo Chicco di felicità?

Una volta mi hanno chiesto quale fosse il regalo più bello ricevuto dai miei figli per la festa della mamma. Ho risposto: il tempo che trascorro con loro. E’ ancora così. Per me, come donna, la maternità è stato un grande completamento e anche una grande responsabilità. In un’azienda si possono fare errori e riuscire a rimediare, nel rapporto con i figli è più delicato.

A quale prodotto Chicco lega i suoi ricordi d’infanzia?

Sicuramente al Cottage Chicco. Ci ho giocato moltissimo e oggi, 35 anni dopo, è ancora sul mercato  ed è ancora uno dei giochi più venduti. Per questo è diventato il nostro prodotto solidale per i progetti internazionali. Una parte del ricavato delle vendite viene destinato al progetto per la cura delle cardiopatie.

Invece da mamma a quale prodotto Chicco è più riconoscente?

Posso dire il succhietto?

Pienamente d’accordo, non a caso gli inglesi lo chiamano pacifier.