Francia: approvata la legge per l’adozione ai gay. Vincono gli adulti, perdono i bambini

francia gayLa Francia ha dato il sì definitivo alla legge sulle nozze e sull’adozione di bambini da parte di coppie dello stesso sesso. Il Parlamento ha varato, martedì 23 aprile 2012, con 331 voti a favore e 225 contrari, il testo che fa della Francia il 14esimo paese nel mondo ad autorizzare le unioni di coppie gay, che potranno sposarsi e adottare bambini. La destra ha già annunciato un ricorso al Consiglio costituzionale prima della promulgazione della legge da parte del Presidente Francois Hollande.

Questa votazione ha suscitato violente reazioni di protesta da parte di molti cittadini francesi contrari a questo nuovo provvedimento, e durante questa manifestazione di dissenso, la Polizia ha arrestato 67 persone.

Ha vinto un’ideologia mascherata da libertà”, ha dichiarato Francesco Belletti, presidente del Forum delle associazioni familiari, preoccupato e sconcertato per i nuovi risvolti francesi.

È una triste vittoria dell’ideologia vedere il potere repressivo della polizia usato contro la libertà di espressione dei cittadini, dietro la maschera di una falsa battaglia per la libertà e diritti. – ha continuato Belletti – Evidentemente il governo francese di François Hollande fa del matrimonio omosessuale (con annessa possibilità di adottare i figli) una questione di vita o di morte. Le piazze della Francia sono sempre più in fiamme eppure il governo, invece di aprire spazi di riflessione, preferisce rispondere con un’accelerazione e anticipa la votazione finale sul provvedimento per prevenire un’altra grande manifestazione anti governativa prevista per maggio”.

A prescindere dalle reazioni dell’opinione pubblica e dalle posizioni politiche di ciascuno, il nuovo provvedimento francese non tiene in conto della peculiarità dell’adozione e del suo vero senso .

L’adozione è un atto di amore immenso che vuole esercitare il diritto del bambino abbandonato ad essere figlio, ad avere una mamma e un papà, ad avere dei punti di riferimento fissi e affidabili per tutta la sua vita, a non rimanere mai solo, e ad essere felice.

Non è un atto di egoismo che mira a colmare il vuoto lasciato dall’impossibilità di generare figli. Adottare non vuol dire avere ma dare. Non significa, solo, ottenere ciò che più una famiglia desidera, ma vuol dire soprattutto donare ad un bimbo solo, la possibilità di rinascere figlio e di vivere in un ambiente sereno e sano, con una mamma ed un papà.

Quando si pensa ai bambini in adozione, a volte gli adulti li considerano erroneamente i loro “oggetti” del desiderio per realizzare egoisticamente il proprio sogno di allargare la famiglia. Ma gli adulti devono pensare ai minori adottabili come soggetti. Si deve riflettere sull’identità del minore abbandonato, lacerato dentro, che ha subito un trauma, il peggiore di tutti: l’abbandono. E che ha bisogno di superare il duro colpo della separazione, forzata o meno, dalla famiglia d’origine, il trauma di non averla mai avuta, o lo shock di aver vissuto per anni con altre decine di minori in un freddo istituto dove era solo un numero, un bimbo invisibile, uno come tanti, anonimo, di cui nessuno si prendeva cura.

Il bambino abbandonato ha un disperato bisogno di identificarsi per tentare di recuperare qualcosa della ferita non rimarginabile del suo abbandono, in due ben distinte e definite figure: un padre, da cui prenderà il vigore, la forza e l’ allegria e una madre per la sua dolcezza, tenerezza e cura .

In questa chiara e precisa distinzione di ruoli (non due mamme o due padri), il minore abbandonato potrà essere aiutato a lavorare sul “nemico” quasi sempre presente in ogni persona abbandonata: il grado della sua “autostima”, al fine di affrancarsi dal peso a volte eccessivo di un passato che rischia, diversamente, di lasciare un segno indelebile.

Su questo tema, e sulla complessità della possibilità di adozione da parte di una coppia gay, consigliamo la lettura del libro “Voglio una mamma e un papà. Coppie omosessuali, famiglie atipiche e adozione”, scritto da Lisa Trasforini e Giovanna Lobbia.

La genitorialità non è un diritto né degli eterosessuali né degli omosessuali; essere figlio, invece, è un diritto di ogni essere umano.

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