Francia. Negato il visto di entrata a 54 bambini congolesi adottati da famiglie francesi. Una catena umana per dire no a una decisione “inaccettabile”

bambino-congo5Anche in Francia i genitori adottivi dei bambini congolesi fanno sentire la loro voce. Per lunedì 19 dicembre, infatti, è prevista una manifestazione delle famiglie che hanno adottato i loro figli nella Repubblica Democratica del Congo e alle quali le autorità di Parigi hanno negato il visto per completare le procedure adottive. Un provvedimento “inaccettabile per i bambini e le famiglie”, affermano le coppie che stanno organizzando una sorta di catena umana di protesta.

Al centro della vicenda, la decisione della Francia di non concedere i visti per l’adozione di 54 bambini  adottati nel Paese africano. Una misura che porta allo stop di procedure che, per alcune delle famiglie coinvolte, vanno avanti ormai da 4 anni.

Per questo le coppie interessate scenderanno in piazza, realizzando una tranquilla catena umana di famiglie che si muoverà pacificamente nelle strade di Parigi. Partendo dall’ambasciata della Repubblica Democratica del Congo in Francia, in piazza della regina Astrid, il corteo raggiungerà la sede del ministero degli Esteri, in Quai d’Orsay.

La pianificazione della manifestazione procede anche sui social network, dove le famiglie organizzatrici raccolgono le adesioni servendosi di una pagina web dedicata.

La decisione di sospendere le procedure adottive per i bambini congolesi è stata annunciata dal ministero degli Esteri francesi giovedì 24 novembre. Il provvedimento, motivato con presunte “irregolarità riscontrate nei dossier di adozione”, dovrebbe decorrere da martedì 13 dicembre. “Si tratta di una decisione difficile – scrisse il governo di Parigi in una nota pubblicata il 24 novembre – ma che, a causa delle inadeguate garanzie giuridiche ed etiche che circondano il sistema delle adozioni in quel Paese, è stata considerata di importanza fondamentale. (…) La Francia deve in primo luogo garantire il rispetto dell’interesse superiore dei bambini in questione, oltre che dei suoi obblighi internazionali derivanti dalla Convenzione dell’Aja”. Una decisione che si scontra però con la regolarità delle procedure adottive di quelle famiglie le cui adozioni sono state comunque bloccate.