Frosio (Aldini): “I bambini stranieri adottati hanno difficoltà a imparare l’italiano? Il linguaggio del calcio arriva prima”

frosioSe c’è un linguaggio capace di unire e far crescere tutti i bambini del mondo, questo è quello del pallone. Parola di Pierluigi Frosio, responsabile tecnico dell’Unione Sportiva Aldini Bariviera, una delle più importanti associazioni calcistiche dilettantistiche della Lombardia. Del legame tra lo sport e l’educazione dei giovanissimi parliamo con “mister” Frosio a pochi giorni dalle finali del torneo “Amici dei Bambini 2016” che l’Aldini organizza in partership con Ai.Bi. Domenica 12 giugno, infatti, sui campi di via Felice Orsini, a Milano, scenderanno in campo le squadre rimaste in corsa per aggiudicarsi la XII edizione della competizione. Protagonisti di quest’anno sono i ragazzi della categoria Esordienti 2003 che si danno sportivamente battaglia dal 6 aprile e che ora sono giunti alla vigilia dell’atto finale. Ma il torneo “Amici dei Bambini” non è solo calcio. È soprattutto una grande occasione di solidarietà: come da tradizione, infatti, l’Aldini devolve parte dell’incasso a sostegno dei progetti di Ai.Bi. L’edizione 2016 è dedicato alla campagna di sostegno a distanza Fame di Mamma. Una buona causa che ha visto impegnate le formazioni giovanili di 21 società dilettantistiche e 7 professionistiche: 3 di queste (Novara, Cremonese e Albinoleffe) sono già scese in campo, mentre le altre 4 (Inter, Milan, Genoa e Brescia) entreranno in gioco nella fase finale, nella quale tra i protagonisti ci sono anche i calciatori in erba dell’Aldini.

Monzese, classe 1948, Pierluigi Frosio ha giocato in serie A con le maglie di Cesena e Perugia, per poi passare ad allenare, tra le altre, Atalanta, Modena, Como, Novara, Padova e Ancona. Quindi la decisione di assumere il coordinamento tecnico del settore giovanile della società del presidente Massimiliano Borsani.

Mister, che ruolo può avere il calcio nel processo educativo di un bambino?

Al di là degli aspetti prettamente calcistici, far parte del settore giovanile di una società sportiva vuol dire imparare a stare insieme con i propri compagni, trovando quindi occasioni di socializzazione. Una volta i ragazzi si incontravano più spesso sui campi cittadini, c’era modo di stare di più insieme ai coetanei. Oggi, invece, anche i ragazzi tendono a fare le cose singolarmente. Da questo punto di vista, quindi, il calcio aiuta a fare gruppo e confrontarsi reciprocamente.

L’Aldini è una delle società storiche del calcio giovanile non solo lombardo, ma di tutta Italia. Quali sono i principi a cui vi ispirate dal punto di vista della formazione umana dei ragazzi?

Il settore giovanile dell’Aldini accoglie ragazzi dai 6 ai 16 anni. Nel corso della sua storia la nostra società ha dato tanti giocatori alle squadre di serie C e alcuni anche alle categorie superiori. Certo, i ragazzi destinati a un percorso tecnico più elevato sono solo una parte di quelli che si iscrivono da noi, ma a tutti cerchiamo di inculcare la cultura sportiva: rispetto degli avversari, dell’allenatore, dei compagni, della società. È vero che sono qui per giocare a calcio, ma noi vorremmo che si sentano sempre orgogliosi dei colori che indossano, che sono quelli di una società storica.

Nel corso della sua carriera di allenatore prima e di direttore tecnico poi, ha mai avuto a che fare con dei figli adottivi? Che peso specifico può avere il calcio nel loro processo di integrazione nella società che li ha accolti?

L’adozione è una realtà che ho conosciuto personalmente: io stesso, infatti, sono nonno adottivo di un bel bambino che oggi ha 7 anni e che è stato adottato da mio figlio quando aveva 9 mesi. Per il resto, sì, ci sono tantissimi bambini adottati che giocano nelle società sportive. In genere si integrano benissimo, grazie anche all’apporto dei loro genitori. È vero che si trovano a confrontarsi con una cultura diversa da quella del loro Paese di origine, ma nelle società sportive trovano un ambiente che non fa pesare loro le differenze. Il calcio li aiuta a integrarsi perché quello del pallone è un linguaggio universale, capace di mettere in comunicazione i bambini di tutto il mondo prima della lingua che sicuramente è più difficile da imparare. Insomma: il linguaggio del calcio “arriva prima”.