GB. The Guardian: “I genitori adottivi mi possono dare una casa e cibo, ma non capiranno mai chi sono”

Per i bambiniQual è l’aspetto più importante di un’adozione?

Lasciare un orfano nel suo paese natio per non strapparlo alle sue radici e alla sua terra, oppure salvargli la vita offrendogli l’amore e la sicurezza di una famiglia pur se di cultura, etnia e lingua diverse?

Questo dibattito è stato sollevato in Inghilterra ed è stato riportato sulle prestigiose pagine del “The Guardian” a metà febbraio, frapponendo due schieramenti in contrasto: gli esperti e le famiglie adottive.

Che l’amore fosse più importante dei dati statistici l’aveva già scoperto, a sue spese, il quotidiano in questione, pubblicando i risultati di un lungo sondaggio condotto dal British Association for Adoption and Fostering. Lo studio voleva esaminare un preoccupante aspetto delle adozioni interraziali: la crisi d’identità sofferta dalla maggior parte delle bambine adottate dai paesi asiatici che vivono nelle famiglie britanniche caucasiche.

L’associazione inglese aveva condotto una ricerca durata tre anni intervistando un centinaio di donne cinesi che erano state adottate negli anni sessanta da Hong Kong (alcune ormai cinquantenni come Claire Martin), giungendo alla conclusione che le adozioni interrazziali portavano con sé profonde conseguenze psicologiche che avrebbero accompagnato gli orfani nell’adolescenza e anche in età adulta.

Nonostante alcuni specialisti avessero sottolineato gli aspetti positivi di tali adozioni, i ricercatori avevano dichiarato che le migliaia di ragazzine asiatiche adottate da genitori di etnia diversa soffrivano di problemi della personalità e avevano lanciato l’allarme: “L’etnia di un bimbo adottato deve diventare la prima preoccupazione delle agenzie per le adozioni.”

Claire Martin aveva dichiarato nella sua intervista: “I genitori adottivi ci possono dare cibo, una casa e tante altre cose ma se parliamo di bisogni psicologici le carenze sono enormi. Non riusciranno mai a darci un’identità.” Da quella sua affermazione era nato un reportage dal titolo: “I genitori adottivi mi possono dare una casa e cibo, ma non capiranno mai chi sono”.

Immediata era stata la risposta di molte famiglie adottive, che avevano raccontato di come i loro figli si fossero inseriti perfettamente nel mondo inglese. Tra le lettere c’era stato anche chi aveva scritto che altri sondaggi avevano invece dimostrato che queste bimbe, oggi cresciute, avevano ottenuto risultati simili alle loro connazionali inglesi.

Un dato fondamentale” hanno risposto numerosi psicologi, “Una notizia ottima. Questa nuova statistica del Guardian si dimentica dei lati positivi delle adozioni interrazziali.”

Come il fatto che, se queste donne fossero rimaste negli orfanotrofi, la loro vita sarebbe stata ben diversa; che la maggior parte di queste bimbe avrebbe subito profondi traumi fin dal momento dell’abbandono. Che l’amore è più importante di qualsiasi statistica.

Il quotidiano The Guardian si è visto quindi costretto, di fronte ai molti commenti delle famiglie adottive e degli psicologi, a pubblicare una lista di critiche al sondaggio, col titolo “Adozioni, i bambini sono più importanti di qualsiasi dogma” in cui si sosteneva che l’amore vince su qualsiasi barriera.

 (Dalla nostra corrispondente Usa, Silvia Kramar)

(Fonte: http://www.guardian.co.uk/)