Gigli (Movimento per la Vita): “Distinguere tra figli adottati e bambini nati in provetta”

gigliTre proposte per difendere il diritto alla vita, la tutela dell’anonimato delle “madri segrete” e la netta distinzione tra figli adottivi e figli della provetta. Il presidente del Movimento per la Vita e deputato del gruppo “Per l’Italia”, Gian Luigi Gigli, entra nel dibattito sul Disegno di legge Bossa sul diritto dei figli non riconosciuti alla nascita di accedere alle informazioni sulle proprie origini.

La scelta più saggia, secondo Gigli, sarebbe la creazione di una sorta di “lista d’attesa parallela” in cui si potrebbero iscrivere, da una parte, coloro che desiderano conoscere le proprie origini e, dall’altra, le madri che hanno scelto di uscire dall’anonimato. Quando le due richieste dovessero coincidere, propone il deputato, si potrebbe mettere in condizione madri e figli di incontrarsi.

Diverso il caso, secondo il presidente del Movimento per la Vita, delle donne che, al momento del parto, hanno chiesto di restare anonime e non sono tornate indietro sulla propria decisione. “Queste madri – afferma Gigli – dovrebbero essere informate della possibilità di uscire dall’anonimato, ma non dovrebbero essere disturbate”.

Infine, è necessario rispettare la distinzione tra i figli adottati dopo essere stati partoriti in anonimato e quelli nati grazie alla fecondazione eterologa. “Nel primo caso– afferma il deputato di Per l’Italia – deve prevalere la richiesta della mamma, considerando che queste nascite sono spesso a rischio aborto o infanticidio. Nel caso dell’eterologa potrebbe invece prevalere il diritto alla conoscenza delle proprie origini. Il ddl Bossa prevede che alle madri venga chiesto se sono disposte a rinunciare all’anonimato, “ma rischia di essere emotivamente dirompente e capace di sconvolgere le relazioni familiari nel frattempo ricostituite”. “Se una persona invece fa nascere un bambino ricorrendo ai gameti di un genitore diverso da sé o dal proprio partner – spiega Gigli –, è giusto riconoscere a quel bambino, diventato adulto, il diritto di conoscere i propri genitori biologici. Qui non è a rischio il diritto alla vita e la diversità biologica è stata cercata. Anzi, la trasparenza potrebbe essere un deterrente alla compravendita dei gameti. Il dovere del Parlamento, conclude Gigli, è quello di “anteporre a ogni altra considerazione il diritto alla vita del nascituro e quello della donna a partorire in condizioni di sicurezza”.

 

Fonte: Avvenire