Perché gli eroi sono tutti orfani? ⁩Perché ci vuole un coraggio da supereroe per sopravvivere all’abbandono”

Da Peter Pan a Harry Potter, da Heidi a Oliver Twist fino a Simba. E poi Superman, Spiderman, Batman. Ma anche Pippi Calzelunghe e Luke Skywalker, la Lisbeth Salander di Millennium e persino James Bond.

No, non è un caso se le storie più belle (non solo per ragazzi) hanno per protagonisti degli orfani. Evidentemente ci vuole un coraggio da eroe, se non da supereroe, per sopravvivere al lutto, alla solitudine, all’abbandono.

Non solo: in quasi tutte le storie lo ‘svantaggio’ iniziale di essere orfani viene compensato da una dote speciale. “I romantici pensavano che i bambini orfani avessero uno status spirituale più nobile – dice Laura Peters, autrice di Orphan Texts: Victorian Orphans, Culture and Empire – nuvole di gloria”: una sorta di potere di redenzione, una superiore capacità di combattere il male. Lo si vede bene in Harry Potter ma anche in James Bond”.

Esemplari in questo senso i supereroi dei fumetti, non a caso tutti creati da autori di origine ebraica, figli di immigrati dall’Europa dell’Est tra I e II Guerra Mondiale e loro stessi orfani, in senso lato, di un popolo decimato dall’Olocausto.

Infine l’essere orfani permette di mettere al centro della storia il mistero sulle proprie origini: senza scomodare l’Edipo di Sofocle, basta ricordare la frase chiave di Star Wars, “Sono io tuo padre” che Darth Vader dice a Luke Skywalker, fino a quel momento ignaro della sua eredità. Ed è forse soprattutto per questo che gli orfani sono perfetti eroi, perché con loro scatta immediata l’identificazione: sono fratelli potenziali, figli del mondo, bambini smarriti dalle radici sconosciute e dai frutti meravigliosi.

Fonte : La Stampa