Grazie a una casa famiglia, ho evitato l’aborto e ora sono felice

FILMLa difesa della propria vita e di quella del proprio figlio arriva sul grande schermo. “Gimme Shelter” (“Dammi riparo” nella versione italiana) è il nuovo film del regista Ronald Krauss, uscito negli Stati Uniti a fine gennaio. Al centro della vicenda, una storia di abbandono e maltrattamenti, ma anche di accoglienza, voglia di reagire e di dire “no”  alla “facile” soluzione dell’aborto.

La trama ci parla di Apple, una ragazzina che, dopo un’infanzia passata in affidamento a varie famiglie, torna a vivere con la madre, violenta e tossicodipendente. Da questa situazione di insostenibile degrado, Apple decide di fuggire, bussando alla porta di un padre che non ha mai visto: egli aveva lasciato sua madre una volta scoperta che era incinta e, nel frattempo, è diventato un ricco agente di borsa a Wall Street e si è rifatto una famiglia. Anche Apple scopre di aspettare un bambino e viene indotta ad abortire. Giunta a un passo dall’intervento, però, decide di scappare di nuovo, preferendo vagabondare senza punti di riferimento tra le strade di New York, piuttosto che rinunciare a dare alla luce il suo bambino. Dopo un tremendo incidente automobilistico, la ragazzina, ferita e tumefatta, si ritrova in ospedale. Qui incontra il cappellano  del nosocomio che ascolta le sue disavventure e la indirizza a una casa che ospita donne, spesso giovanissime come lei, alle prese con gravidanze drammatiche, perché abbandonate dai propri compagni o in rotta con le famiglie di origine. In quella struttura Apple incontra la sua prima vera famiglia, grazie anche a Kathy, la signora che dirige la casa d’accoglienza. Ma un giorno la madre della ragazzina irrompe di nuovo sulla scena.

La storia narrata nel film è ispirata a una vicenda realmente accaduta: quella dei “Several Sources Shelters”,case famiglia diffuse negli Usa dal 1981 per iniziativa di Kathy Di Fiore. Separatasi dal marito violento a fine anni 70 e ritrovatasi senza un tetto, Kathy Di Fiore decise di aiutare le donne alle prese con esperienze simili alla sua, soprattutto giovanissime tentate dall’aborto. Pubblicò un annuncio sul giornale e ospitò una ragazza nella sua casa del new Jersey. A quella ragazza, nel corso degli anni, se ne aggiunsero migliaia di altre, in oltre 500 “Shelters” nati grazie a numerose donazioni che hanno permesso di salvare innumerevoli bambini che, altrimenti, non sarebbero mai nati.

Il regista di “Gimme Shelter” ha voluto conoscere di persona la realtà di queste case famiglia, operando come volontario all’interno di esse per quasi un anno. Dell’esperienza dei “Shelters” fondati da Kathy Di Fiore ha deciso di farne il suo primo lungometraggio, che vede nel ruolo di Apple Vanessa Hudgens, già protagonista dei film Disney “High School Musical” 1 e 2 e, tra gli altri interpreti, Bernard Fraser e Rosario Dawson.

Tra i primi spettatori del film c’è stato anche il presidente della Pontificia Accademia per la Vita, il vescovo Ignacio Carrasco da Paula che l’ha definito “una narrazione potente, che trasmette l’amore eroico per un figlio non ancora nato e la coraggiosa bellezza di una madre, che risplende nell’esperienza dell’essere rifiutati”.

 

Fonte: BastaBugie