Griffini (Ai.Bi.): “Per uscire dalla crisi dell’adozione internazionale non servono solo segnali, ma fatti concreti”

griffiniLe parole ci sono e sono positive. Ora si attendono i fatti. Le associazioni italiane che si occupano dei minori giudicano con favore il Piano Nazionale per l’Infanzia, approvato nel corso della seconda settimana di agosto dal Consiglio dei Ministri, ma ora aspettano che il documento diventi davvero efficace. È questa la posizione anche di Marco Griffini, presidente di Amici dei Bambini, che, come membro dell’Osservatorio Nazionale sull’Infanzia, ha partecipato ai lavori per l’elaborazione del piano.

Intervistato dal quotidiano “Avvenire”, Griffini esprime il suo parere positivo sul testo approvato dal governo, in attesa che arrivi la versione definitiva. Un giudizio favorevole in particolare sui punti del Piano in cui si toccano i temi più strettamente legati alle attività di Ai.Bi. “Come i minori stranieri non accompagnati – evidenzia Griffini -, per i quali c’è finalmente l’impegno a fare intervenire le famiglie, e la banca dati delle adozioni.

Queste ultime, in particolare quelle internazionali, sono la vera nota dolente. Il sistema, ricorda il presidente di Ai.Bi., “è in coma da 3 anni: da un paio di mesi il premier Renzi ha messo a capo della Cai, la Commissione Adozioni Internazionali, il ministro Boschi. Ma ancora non vediamo risultati. Speriamo non si tratti solo di segnali, perché di segnali non si vive, c’è bisogno di fatti concreti”.

Il nuovo Piano Nazionale per l’Infanzia, in questo senso, sembra volere andare nella direzione giusta. “E’ stato messo l’accento sulla crisi delle adozioni internazionali – rileva Griffini – con l’affermazione importante sul passaggio dalla fase di valutazione a una fase di accompagnamento delle coppie in un sistema pubblico-privato.

Fino a qui le buone intenzioni. “Ma il problema è un altro – ammonisce il presidente di Ai.Bi. -: questo piano resterà sulla carta o verrà davvero applicato?”.

Non è solo un problema di soldi. “Per l’accompagnamento misto – spiega Griffini -, si tratta soprattutto di applicare i protocolli operativi coordinati a livello regionale e di far partire questa fase di affiancamento. C’è un esercito sconfinato di coppie sposate senza figli – ricorda – che potrebbero effettivamente essere una risorsa per milioni di bambini abbandonati”. Una risorsa che va valorizzata e aiutata con azioni concrete.