Idoneità all’adozione internazionale: perché in Italia ci sono ancora i tribunali?

mappa politica 200Idoneità all’europea. Basterebbe poco per compiere in tema di adozioni internazionali una vera rivoluzione. Trasferire la competenza sul rilascio dell’idoneità dai tribunali ai servizi sociali. E’ questo uno dei punti forti inseriti nella proposta di modifica della legge 184 del 1983 e delle sue successive modifiche, presentata da Ai.Bi. e raccolta dai parlamentari Mario Caruso e Khalid Chaouki. Ma il fascicolo giace sui tavoli della commissione giustizia della Camera dei Deputati.

Un’idea che a qualcuno pare sovversiva o anarchica. E che invece trova la sua ratio in uno studio comparato dei sistemi di adozione previsti negli altri Paesi dell’Unione europea. Basta consultare il sito della Convenzione dell’Aja (http://www.hcch.net).

L’Italia fa coppia solo con il Belgio, nel mantenere il provvedimento per l’ottenimento dell’idoneità di tipo giurisdizionale. Solo i sudditi di re Filippo, come gli italiani, devono passare attraverso la valutazione espressa da un giudice. Nel resto d’ Europa la situazione è ben diversa. Fatta eccezione per Lettonia, Lituania, Repubblica Slovacca e Polonia, che hanno regolamentato le adozioni internazionali solo in uscita dal Paese,  nel resto d’Europa, i Paesi che accolgono bambini adottati all’estero prevedono provvedimenti di tipo amministrativo per il rilascio dell’idoneità.

E’ il caso di Austria, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Malta, Olanda, Spagna, Svezia, Regno Unito. E infine Portogallo, che ha attive procedure sia come Paese di origine sia come Paese accogliente.

In Italia, invece no. Gli aspiranti genitori adottivi presentano la propria disponibilità all’adozione al Tribunale dei minorenni competente e devono attendere che lo stesso dichiari la loro idoneità all’adozione. Salvo i casi di palese inidoneità, il Tribunale ha tempo 15 giorni per inviare ai servizi sociali la disponibilità presentata dalle coppie. A questo punto inizia il percorso di formazione e valutazione dei potenziali genitori. Gli assistenti sociali scrivono una relazione che viene inviata al Tribunale. E questo ha il potere di scrivere l’ultima parola sull’agognato decreto d’idoneità. Non poche volte le relazioni favorevoli dei servizi, si ribaltano in decreti d’inidoneità in base a valutazioni decise dopo un colloquio tra il giudice e gli aspiranti genitori.

Un marchingegno giuridico che appare anacronistico. Di più. In Italia la sensazione è quella di essere in presenza di un ‘privilegio medioevale che dà al giudice il potere di ignorare le figure professionali alle quali egli stesso trasmette per competenza i fascicoli delle coppie.