Il cervello dei bambini fuori famiglia: un problema che riguarda 15 mila minori ospiti nelle comunità educative in Italia

orfanotrofioI cervelli dei bambini abbandonati che vivono (e rimangono) in comunità di assistenza non caratterizzate da relazioni familiari (Istituti, comunità educative) subiscono delle alterazioni a livello neurologico: delle vere e proprie cicatrici. A differenza di quelli che, invece, sono accolti da famiglie affidatarie o in casa famiglia.A metterlo nero su bianco è uno studio dei ricercatori dell’ospedale dei bambini di Boston, Harvard Medical School, che nel 2001 hanno analizzato gli effetti della istituzionalizzazione prolungata sui cervelli dei bambini ospiti negli orfanotrofi di Bucarest.  Prima di questa ricerca, a Bucarest non c’era un programma di adozioni, iniziato con l’attività del gruppo statunitense.

Il risultato è scientifico: alterazioni nella microstruttura della materia bianca con deficit di collegamento che spiegano anche i disturbi comportamentali, cognitivi e nella gestione delle emozioni.  Difficoltà che invece non dimostrano di avere i minori che vanno in affido.

I ricercatori hanno preso in esame un gruppo di 136 bambini (di circa 2 anni) in orfanotrofio dalla nascita: sono stati suddivisi in due sottogruppi. Uno inviato in affidamento e l’altro rimasto in orfanotrofio. Tutti questi bambini sono stati osservati per circa 8 anni ad intervalli regolari, valutando il loro sviluppo intellettivo e comportamentale fino a un’età di 9-11 anni. Infine, alcuni bambini di ciascun gruppo sono stati sottoposti a un’indagine cerebrale realizzata con la tecnica della Diffusione del tensore: una tecnica che consente di visualizzare i fasci di fibre che connettono le aree cerebrali tra di loro.

Nei bambini istituzionalizzati l’area retro-lenticolare (che fa parte del sistema visivo) è ispessita e quindi più funzionale: come se negli orfani che vivono negli orfanotrofi ci sia un’ iperattività visiva indotta dalla necessità di stare sempre in allerta e una scarsa sensibilità tattile, un ottundimento delle sensazioni corporee conseguente alla mancanza di carezze e più in generale di contatto fisico umano. I bambini in affidamento invece mostrano immagini cerebrali del tutto simili ai bambini che vivono in famiglia.

I  circuiti cerebrali che sono risultati modificati nei bambini abbandonati sono di particolare importanza. Il corpo calloso è la grande  struttura di  connessione tra i due emisferi cerebrali: un suo minor sviluppo crea difficoltà a integrare i vari tipi di informazioni (visive, acustiche, motorie)  elaborate da aree diverse del cervello con conseguenze di tipo percettivo, cognitivo e linguistico.

Le conseguenze dello studio sono indicate dagli stessi autori. La prima: si dimostra che il cervello è plasmabile da condizioni avverse in particolare, ma non solo, nelle prime fasi della vita. La seconda: finalmente l’efficacia dell’affido familiare nel recuperare i danni cerebrali dell’abbandono ha un’evidenza scientifica a sostegno delle scelte politiche.

Un’indicazione utile anche per l’Italia che ha abolito nel 2006 gli orfanotrofi ma in questo momento ha circa 15 mila minori in comunità educative (precisamente 14.255) su un totale di 28.449 minori fuori dalla famiglia di origine. Ancora troppi: di questi, infatti, solo 14.194 sono in affido.

La cura? Nessun farmaco…ma solo tanto amore che un padre e una madre possono dare e non certo gli operatori di un orfanotrofio.

Fonte: Jama Pediatrics