Il Garante della Privacy contro Tik Tok: poche tutele per i minori

Tra le anomalie riscontrate dal Garante: divieti di iscrizione per i più giovani facilmente aggirabili e poca chiarezza nelle modalità di conservazione dei dati.

Modalità di iscrizione che non tutelano adeguatamente i più piccoli, informativa standardizzata e non calibrata sui giovani utenti che necessiterebbero di un linguaggio più semplice e una tempistica di conservazione dei dati poco chiara. Sono queste alcune delle “anomalie” contestate dal Garante della Privacy a Tik Tok, uno dei social network made in Cina tra i più famosi al mondo. A riferirlo è  “Il Messaggero”. Ora il colosso ha 30 giorni di tempo per presentare memorie a propria difesa.

Dall’istruttoria portata avanti dal Garante della Privacy, è emerso infatti come il divieto di iscrizione al social network da parte dei giovanissimi, al di sotto dei 13 anni, sia in realtà facilmente eludibile: “basta utilizzare una data di nascita falsa -sottolinea il quotidiano – il social network infatti non mette in atto alcuna verifica, in violazione delle norme che prevedono, per i più piccoli, il consenso autorizzato dei genitori, o di chi abbia la responsabilità genitoriale dei ragazzi che non abbiano compiuto 14 anni”.

Le modalità riguardanti la conservazione dei dati, costituiscono poi un’altra importante anomalia rilevata dal Garante. Non sembra infatti essere chiaro quali siano i Paesi extra UE ai quali i dati possano essere trasferiti, né se la normativa degli stessi sia in linea con quella della privacy europea, riferisce il Messaggero. Indefiniti appaiono essere anche “i tempi di conservazione dei dati, rispetto agli scopi per i quali vengono raccolti, né appaiono indicate le modalità di anonimizzazione che il social network afferma di applicare”.

 Inoltre, il profilo utente preimpostato come pubblico, è ritenuto dal Garante in contrasto con la normativa di tutela della privacy che: “stabilisce l’adozione di misure tecniche ed organizzative che garantiscano di default, la possibilità di scegliere se rendere o meno accessibili dati personali ad un numero indefinito di persone” riporta il quotidiano.