Il giudice nega l’idoneità. Ma non aveva neanche letto la relazione dei servizi sociali. E obbliga la famiglia a firmare uno “strano” documento…

giudice

Perché è crollata la fiducia delle famiglie italiane nei confronti dell’adozione internazionale? E’ stata questa una delle domande al centro del dibattito in occasione dell’Open Day di Amici dei Bambini che si è tenuto il 23 e 24 maggio in tutte le sedi italiane di Ai.Bi. In risposta a questa domanda, sono emerse tante storie di sofferenza che vedono protagoniste le coppie di aspiranti genitori adottivi. Storie che abbiamo deciso di raccontarvi. Ecco la prima, che ci arriva da una coppia della Campania.

 

“Quando arriva il fratellino?”, chiede sempre più insistentemente Luca (nome di fantasia, come tutti gli altri citati in questo articolo), accolto in adozione nazionale da una coppia della Campania. A febbraio Luca ha compiuto 4 anni e già da tempo i suoi genitori gli avevano promesso che non sarebbe più stato l’unico piccolino di casa e che sarebbe arrivato un fratellino adottivo. Ma quel momento non è ancora arrivato. Nonostante mamma Laura e papà Gianni abbiano superato brillantemente tutti i colloqui necessari. A bloccarli è stato il giudice del Tribunale per i Minorenni della loro città che non ha concesso loro l’idoneità, apparentemente senza alcun valido motivo.

Laura racconta questa storia in preda all’emozione: con un po’ di rabbia, certo, ma soprattutto con la voglia di non mollare.

“Tempo dopo l’arrivo del nostro primo figlio – racconta –, abbiamo presentato domanda per una seconda adozione. Abbiamo dato disponibilità anche per un bambino ‘speciale’. I successivi colloqui sono stati tutti positivi: insomma, io e mio marito abbiamo dimostrato di essere consapevoli di ciò che avrebbe comportato nella nostra famiglia la presenza di un altro bambino”.

Tutto sembrava avviato quindi sulla strada giusta. Ma la chiamata dal Tribunale per i Minorenni tardava ad arrivare. Poi il telefono ha squillato: era dicembre 2014.

“Siamo stati finalmente convocati dal Tribunale della nostra città – ricorda Laura –. Ma contrariamente alle nostra attese, ci è arrivata la doccia freccia. Il giudice ci ha detto che non poteva concederci l’idoneità, a causa dell’età del nostro primo figlio adottivo e della necessità di rispettare il vincolo della primogenitura.

Alla base di tutto, però, ci sarebbe un atteggiamento assolutamente irresponsabile da parte del giudice. “Pensava che Luca fosse più piccolo e che io e mio marito fossimo più giovani – denuncia Laura –. Insomma, il magistrato non aveva neanche letto la relazione, positiva, su di noi presentata al Tribunale”.

E non è finita. A quel punto il giudice avrebbe fatto firmare ai due coniugi un documento in cui essi stessi dichiaravano di voler sospendere la richiesta di idoneità per 6/12 mesi, proprio in relazione all’età del loro primo figlio. “Confusi da quanto stava accadendo – confessa Laura –, non ce la siamo sentita di opporci alla volontà del magistrato. Poi, però, appena usciti dal suo ufficio, ci siamo resi conto che eravamo stati costretti a firmare quel documento e che sarebbe stato giusto dire di no: si era trattato di un vero abuso!”

La sensazione è quella di essere stati traditi. A che serve fare tanti colloqui – si chiedono i due coniugi – se poi un Tribunale ne ignora completamente l’esito e decide diversamente? Ci sono tanti bambini che hanno bisogno di una famiglia e tante coppie che danno la propria disponibilità all’accoglienza, ma poi un Tribunale decide se gli aspiranti genitori siano idonei o meno ad adottare andando oltre il parere dei servizi sociali, degli psicologi e perfino dei giudici onorari. Insomma, non considera davvero il bene del minore!”

Nonostante tutto, però, Laura e Gianni non intendono mollare.  I 6 mesi scadranno a giugno e loro non vogliono assolutamente che il giudice decida per loro. Molte altre coppie, però, in un’analoga situazione, si sarebbero fatte scoraggiare. Tanto più che, secondo quanto Laura e Gianni hanno saputo da una psicologa, diversi giudici campani si stanno comportando nello stesso modo del magistrato che ha negato loro l’idoneità.

Rischiano di moltiplicarsi, quindi, le aspiranti coppie adottive che, anziché essere accolte con gioia, vengono giudicate con severità e selezionate senza alcun valido motivo. Circostanze che portano a una sofferenza delle coppie che non farà altro che affossare ulteriormente l’adozione internazionale: il calo di richieste di adozione – 500 in meno ogni anno – rischia di cancellare per sempre questa forma di accoglienza.