Il nostro ragazzo ci fa sentire in colpa perché adottato…

Pubblichiamo il botta e risposta tra due genitori adottivi e un esperto, uscito in questi giorni sulla stampa nazionale, circa un tema che inizia a farsi caldo.

Caro professore, siamo Maria e Alfredo, una coppia di genitori adottivi. Non potendo avere figli, dieci anni fa abbiamo adottato due bambini, un maschio e una femmina, che vivevano in un orfanotrofio di Città del Capo, in Sudafrica. All’inizio i piccoli sembravano essersi inseriti quasi alla perfezione nella nuova realtà, ma i problemi dovevano ancora venire. Mentre la femmina, che oggi ha 17 anni, è sempre stata promossa con il massimo dei voti in tutte le materie e ha pure un fidanzatino, il fratello di 15 è il classico ragazzo “problematico”. Bocciato due volte, è timidissimo e sembra non avere interessi, oltre che evidenti difficoltà nell’apprendimento. Noi siamo molto preoccupati, anche perché nostro figlio non riesce ad aprirsi. Il mese scorso lo abbiamo ascoltato mentre si confidava con sua sorella. Diceva di non sentirsi né italiano né africano , e ci incolpava di non avergli mai raccontato nulla delle sue origini.
Ma se lo abbiamo fatto, è stato solo per proteggerlo da un passato di stenti e sofferenza. Insomma, non sappiamo come porci , anche perché nostro figlio è appena entrato nel delicato periodo dell’adolescenza. E non ha amici. In attesa di una risposta, la ringraziamo con affetto.

Risponde l’esperto
Le adozioni internazionali rappresentano la feconda volontà di diventare genitori attraverso un’assunzione di responsabilità e rispondono a un bisogno generale di fraternità e giustizia. Però, non sempre sentimenti e motivazioni così nobili hanno esiti concreti proporzionati alla bontà del progetto.
La mia personale esperienza in almeno vent’anni di osservazione clinica ha evidenziato che molti figli adottivi vivono, soprattutto nell’adolescenza, momenti di crisi e faticano a relazionarsi con l’ambiente, la scuola e la famiglia. «Chi sono? Quali sono le mie radici? Perché i miei genitori mi hanno abbandonato? È giusto che voi mi abbiate sradicato dal mio mondo per portarmi a crescere qui, sia pure con abbondanza di beni materiali e di affetti?», si chiedono questi ragazzi.
Non potendo trovare una risposta definitiva, l’incertezza a volte si esprime in una forma di autoaggressività e sottile distruttività nei confronti di chi li ha tanto amati. Quindi, con molta probabilità, cari Maria e Alfredo , anche vostro figlio è in crisi perché non riesce a dare una spiegazione a certi dolorosi perché.
Si tratta in fondo di domande legittime, anche se difficili e spesso senza risposta. Quando poi tali quesiti vanno di pari passo con i fisiologici disagi dell’adolescenza possono dare luogo a una miscela esplosiva, che alimenta insicurezze normali e presenti in tutti i suoi coetanei. Non sottovaluterei la crisi di questo quindicenne: per superarla, potrebbe essere utile l’aiuto di uno psicoterapeuta. Si tratta di situazioni più diffuse di quanto non si creda e che non devono in alcun modo alimentare ingiustificati sensi di colpa o la ricerca di che cosa si è sbagliato.
Probabilmente non avete commesso errori nell’educare il ragazzo: adottare un figlio è una sfida entusiasmante. Ma anche complessa.

Prof. Alessandro Meluzzi

(Da VeroTV, 10 luglio 2012)