Il papà di Aylan “I siriani non scapperebbero dal loro Paese, se non fossero costretti. Perché il mondo non ferma la guerra in Siria?”

bambino siriano mortoNei giorni scorsi ci si è interrogati sull’opportunità o meno di pubblicare la foto del piccolo Alan riverso sulla spiaggia di Bodrum senza vita. Oggi è suo padre a dire che quella foto va e deve essere vista. Da tutti: perché ha un valore ‘pedagogico’. Serve per aiutare gli altri bambini siriani. “Tutti devono guardarla perché credo che attraverso questa immagine i miei figli possano in qualche modo aiutare i bambini siriani. Se Dio ha voluto che morissero, è per compiere questa missione”. Abdullah Kurdi, papà di Alan  e Galip (entrambi morti nella stessa tragedia in mare) affida questo suo pensiero alle colonne de La Repubblica, nell’articolo a firma di Fabio Tonacci, pubblicato oggi (08 settembre 2015) dal titolo “La morte dei bimbi non sia inutile. Ora il mondo fermi la guerra in Siria” .

Abdullah è tornato nella sua Kobane dove è andato a seppellire i suoi due bimbi e la moglie Rehan. E nell’immensità del suo dolore, l’unico aggancio per continuare a vivere è la speranza che il mondo intero scosso dall’immagine di suo figlio morto, decida di fare concretamente per fermare la guerra in Siria “perché i siriani non scapperebbero dal loro Paese, se non fossero costretti”.

Abdullah ha deciso di sfidare il mare in un gommone per garantire delle cure necessarie per i suoi figli: cure che in Siria ne’ in Turchia riusciva a fornire. “Ecco perché volevo andare in Europa, in Germania ma anche in Svezia o in Inghilterra: volevo che i miei figli fossero trattai come persone”.

Abdullah rifarebbe il viaggio della speranza? Chissà.  “Quando stavo andando a prendere le salme a Bodrum – confida -, ho incontrato una famiglia di curdi che faceva l’autostop per raggiungere le spiagge dove partono i gommoni. Ho provato a convincerli a non andare, ma il capofamiglia mi ha risposto. “Ormai ho deciso. O moriamo, oppure viviamo come esseri umani’ Mi ha dato questa risposta e aveva suo figlio tra le braccia”.

Abdullah ora non chiede più nulla per se’ ma per la sua gente “Vorrei che arrivassero aiuti economici alla mia gente, ai siriani che fuggono e a quelli che rimangono”.

Proprio quello che fa Ai.Bi. in Siria con la campagna “Io non voglio andare via!” in collaborazione con l’Associazione Syrian Children Relief nella provincia di Idlib.

Fonte : La Repubblica