Il papà di un bambino ‘speciale’. “Mio figlio mi ha aperto la strada della felicità”

GIORNATA_MONDIALE_SINDROME_DOWN“Non so attraverso quale magia, mio figlio mi ha aperto la strada della felicità”. Non è un’affermazione ovvia visto che a parlare è un padre che, dopo aver attraversato l’inferno (come lui stesso dichiara) ha scoperto il miracolo che solo un figlio ‘speciale’ è in  grado di svelare. Nel caso di Dario, il figlio ‘speciale’ ha la sindrome di down, quel cromosoma in più grazie al quale “il mio Chicco mi ha trasformato nel genitore che voglio essere”.  Una storia che vogliamo raccontare in occasione del 21 marzo, la giornata dedicata alle persone Down.

E’lo scrittore Dario Fani che racconta cosa significa amare un bimbo “speciale’: “Mio padre, il nonno di Chicco, mi ripeteva che il foglio ha sempre due lati: su uno è scritto il problema, sull’altro la soluzione. Un insegnamento valido tanto più per mio figlio. Oggi e negli anni che verranno”

All’inizio non è stato facile. Dario ha pensato che “ci doveva essere un errore, e che lo sbaglio era lui. Ma quando l’infermiera mi ha messo per la prima volta Chicco fra le braccia, ho sentito il suo calore. La sua manina ha afferrato il mio dito. Francesco è nato in quel momento dentro di me”.

“E stato come un ‘tuffo’ dentro me stesso – continua – alla scoperta di un amore che non sapevo di avere, nascosto da qualche parte”. Dario si è messo così in discussione, imparando a prendersi cura di un bimbo molto diverso da come lo aveva immaginato.

Dario e Iole erano stati insieme 25 anni e la loro coppia era ben collaudata. “Ma un figlio rompe gli equilibri precedenti – ammette lui – Francesco ha ‘distrutto’ in un attimo tutte le aspettative affastellate nella mia mente durante la gravidanza. C’era anche la paura latente di non essere all’altezza, di non riuscire a diventare il padre perfetto che pensavo lui meritasse. Pensi di avere fallito in qualche cosa, ma poi ti rendi conto che invece la vita ti ha fatto un dono speciale”.

“ Con la sua fragilità che poi è diventata anche la nostra – precisa -, Chicco ci ha insegnato a non fuggire davanti al dolore. Grazie a lui abbiamo conosciuto persone speciali: ora apprezziamo i particolari. Prima di avere lui ero un uomo ‘veloce’, vincente nello sport e nel lavoro. Frequentavo gente di successo, convinto di avere in mano la chiave della serenità. Solo ora, però, sono il papà che voglio essere: un padre che ha attraversato l’inferno, è vero. Ma che ha trovato una strada per uscirne”.

“All’inizio ho visto crollare ogni certezza – conclude- : Chicco era come un dolore che sarebbe potuto durare per sempre. Poi, non so attraverso quale magia, mio figlio mi ha aperto 1a strada della felicità”.

Chicco come tutti gli altri bambini con la sindrome di down e come tutti gli altri bambini ‘speciali’, sono portatori sani di purezza e gioia. Sta ai genitori biologici o adottivi avere la pazienza e il coraggio di scoprirle.

(Fonte: Donna moderna)