Il senatore Aldo Di Biagio: “Meglio un compromesso che un eterno ‘pantano’ parlamentare”

aldo-di-biagio1Domani, 10 marzo 2015, la discussione sulla ratifica della Convenzione de L’Aja prosegue in assemblea, al Senato, sia pure in versione ‘ridotta’. La Convenzione tra le misure di protezione dei minori, contempla anche la kafala. Su quest’ultima il testo in discussione resta incompleto rispetto alle originarie e condivise premesse internazionali. La regolamentazione della kafala ed il coordinamento della sua disciplina con l’ordinamento italiano saranno oggetto di successivi approfondimenti al fine di dare piena attuazione alla ratio della Convenzione.

Alla vigilia della discussione a Palazzo Madama, abbiamo intervistato il senatore Aldo Di Biagio, esponente del gruppo Area Popolare (nato dall’unione del Nuovo Centrodestra con l’ UDC).

Senatore Di Biagio, il nostro Paese non ha ancora riconosciuto la kafala, anche se da molti anni se ne parla, anche per l’adozione internazionale. Come stanno procedendo il lavori sul ddl Aja?

Finalmente siamo approdati alle battute finali dell’iter al Senato: resta l’approvazione dell’aula ed il successivo secondo passaggio parlamentare della Camera. Il percorso non è stato lineare, ma costellato di polemiche, soprattutto sul fronte del riconoscimento della Kafala nel nostro ordinamento. I rallentamenti conseguenti hanno di fatto dilatato i tempi della trattazione che – di norma- per una ratifica non dovrebbero essere così lunghi.

Come ha interpretato la posizione delle relatrici in sede di discussione commissioni riunite 2^ e 3^ ?

Le conclusioni a cui è giunta la Commissione, con la definizione dell’attuale testo non è da leggersi come il frutto di una posizione – come dire – unilaterale delle relatrici, ma il punto di approdo di una scelta condivisa tra Governo e buona parte dei parlamentari, circa l’urgenza di procedere rapidamente alla ratifica della Convenzione, sussistendo una procedura di infrazione in capo all’Italia per il ritardo finora maturato. Per questa ragione si è preferito “accantonare” la parte più complessa del provvedimento, in particolare il disposto originario di alcuni articoli, in particolare in merito all’istituto della kafala in rapporto agli istituti giuridici previsti dal nostro ordinamento, al fine di dare seguito celermente alla ratifica della Convenzione, rimandando ad una fase successiva l’approfondimento delle disposizioni maggiormente controverse.

In quanto firmatario del ddl di ratifica, che poi è stato integrato nel provvedimento di matrice governativa, sapevo fin dall’inizio che il percorso non sarebbe stato facile sussistendo molti dubbi e qualche preconcetto da parte di alcuni colleghi sull’istituto della kafala che in questo determinato momento storico-politico sembrano essere notevolmente amplificati.

Sarebbe stato auspicabile, proprio come sottolineato dal Governo, che il Disegno di Legge venisse approvato nella sua completezza, anche perché- a mio parere – privando il provvedimento di alcune sue parti, il rischio di snaturamento della ratio dello stesso non potrebbe essere escluso, ma tra la scelta del “pantano” parlamentare e l’approvazione “semplificata” ritengo sia stata meglio quest’ultima.

Lei aveva proposto degli emendamenti?

Avevo suggerito alcune proposte emendative che recuperavano quanto introdotto nel ddl da me proposto e non sussistenti invece nella versione del provvedimento presentata dal Governo, ma le esigenze di celerità di cui parlavo prima non hanno consentito l’approfondimento delle stesso. Ovviamente quanto da me suggerito verrà riproposto a tempo debito nelle opportune sedi.

Dunque la scelta è stata quella di proseguire verso la ratifica della Convenzione de L’Aja, con un impegno del Governo ben preciso. Lei nelle discussioni recenti è intervenuto?

Il Governo aveva espressamente affermato che sarebbe stato preferibile approvare il testo nella sua integrità ma che in assenza di un accordo, in tempi rapidi, sul contenuto del provvedimento, era opportuno procedere nell’immediato a una pura e semplice ratifica, lasciando ad una fase successiva la definizione delle norme di adeguamento dell’ordinamento interno.

Per quanto mi riguarda ho invitato le commissioni e il referente di Governo a prendersi l’impegno di individuare fin da subito la sede di approfondimento delle altre norme, oggetto tra l’altro di mie proposte emendative, al fine di non snaturare la ratio del provvedimento.

Si rischia di ratificare un provvedimento che resta di fatto incompleto rispetto alle originarie e condivise premesse internazionali.

Ho ritenuto ulteriormente opportuno richiamare l’attenzione della Commissione proprio sull’argomento oggetto della Convenzione, vale a dire la cooperazione in materia di responsabilità genitoriale e di misure di protezione dei minori, soprattutto in riferimento all’impasse attualmente esistente nella gestione delle adozioni internazionali in Paesi come il Congo.

Ho spiegato che sono emerse nelle ultime settimane una serie di problematiche inerenti il modus operandi della Cai e di alcune associazioni sul territorio, e tutto questo è stato oggetto, tra l’altro, anche di diverse mie interpellanze.

Sebbene questi eventi stiano creando non poche difficoltà alle autorità congolesi, lì dove i rapporti con l’Italia sono già abbastanza critici, non vi è stata alcuna presa di posizione del nostro Governo.

Pertanto ho chiesto al rappresentante di Governo di  dare risposte agli atti parlamentari al fine di fare chiarezza su una questione che sta animando una vera e propria guerra interna tra enti e Cai dove a perdere sono  solo i genitori adottivi ed i bambini bloccati negli orfanotrofi congolesi.

Ritengo che sia espressione di coerenza e di pragmatismo per il nostro Paese affrontare i nodi irrisolti sul versante della tutela dei minori alla vigilia della ratifica di una nuova Convenzione internazionale.