Il Sostegno a Distanza l’intervento più efficace. La fame mette in ginocchio la Siria: inutili gli aiuti spot

sostegno a distanza siriaSostegno a distanza Siria – C’era una volta il “granaio del Levante”. In Siria, la guerra civile non ha fatto solo migliaia di morti e milioni di sfollati. Ha anche abbattuto la produzione agricola. Contribuendo a provocare quelle carestie che, complice la drammatica situazione politica e sociale del Paese, lascia le famiglie siriane morire di fame, in un assurdo circolo vizioso della sofferenza, contro cui esiste forse una sola potente arma, il Sostegno a Distanza.

Il dramma di Madaya – 40mila persone assediate a turno, da 6 mesi, dall’esercito regolare e dai ribelli – è emblematica di quanto sta accadendo il tutto il territorio siriano. La tattica di assedio e di affamare le popolazioni è una delle caratteristiche più spaventose di questo conflitto”, ha detto l’ambasciatore neozelandese alle Nazioni Unite, Gerard van Bohemen. Si stima infatti che siano almeno 15 le aree del Paese nelle stesse condizioni di Madaya: 400mila civili sotto assedio, privi di cibo, medicinali e assistenza.

Per trovare villaggi e città ridotti alla disperazione basta uscire una ventina di chilometri dal centro di Damasco. Ovunque, la vita di un intero popolo è flagellata non solo dalla guerra e dalle violenze, ma anche da una loro drammatica conseguenza: la rovina economica del Paese, che costringe milioni di persone a cercare di sopravvivere nella più assoluta povertà. Si è calcolato che 4 siriani su 5 vivano ormai in condizioni di miseria e neppure gli aiuti umanitari sono più sufficienti a garantire almeno la sussistenza. Per molti, l’unica possibilità di ricevere uno stipendio e garantire il sostentamento alla propria famiglia è l’arruolamento nelle formazioni militari. Poco importa se in quelle fedeli al regime o in quelle ribelli, tra cui l’Isis. Con il conseguente incremento degli scontri, delle vittime, delle esecuzioni brutali, delle fosse comuni, dei bambini lasciati orfani e delle donne rimaste vedove.

E questi ultimi sono sempre più a rischio di decimazione, a causa della fame, della sete, delle malattie. A Madaya almeno 23 persone sarebbero morte di fame solo nell’ultimo mese.

Neppure aver cacciato i terroristi è garanzia di sopravvivenza. Molti siriani tornati nelle proprie terre di origine, strappate al controllo dell’Isis, non possono permettersi i semi e le attrezzature agricole necessarie a ripristinare le coltivazioni. Le sovvenzioni governative sono state drasticamente ridotte e in vaste aree del Paese del tutto cancellate.

Il bilancio più aggiornato di quasi 5 anni di guerra parla di 6,6 milioni di sfollati e altri 13,5 milioni che hanno bisogno di cibo.

Se vivere in sicurezza in Siria sembra ormai impossibile, Amici dei Bambini non si arrende. Con il suo progetto di Sostegno a Distanza Io non voglio andare via, Ai.Bi. vuole garantire ai bambini della regione settentrionale di Idllib il diritto al cibo, alla salute, alla scuola, alla casa e al gioco. Tutto ciò è possibile solo con un piccolo contributo da parte di tutti. Grazie alla generosità dei nostri sostenitori, oggi tanti bambini possono giocare in una ludoteca sotterranea al riparo dalle bombe, molte mamme hanno ripreso a lavorare in un laboratorio di sartoria, decine di famiglie ricevono quotidianamente il pane prodotto da un forno. Ma a fronte della drammatica situazione del Paese, tanto altro è ancora da fare.

 

Fonte: International Business Times