Il welfare del non profit vince sul pubblico: stessa qualità, ma molto meno cara

asili-nido 200Uno studio confronta costi, efficienza e qualità dei servizi sociali in Italia. Siano essi pubblici o privati. E conclude che il welfare del non profit a parità di qualità, fa risparmiare il 23% alle casse pubbliche.

L’analisi comparativa è stata realizzata dalla Fondazione per la sussidiarietà, presieduta da Giorgio Vittadini, docente di statistica alla Bicocca, in collaborazione con il Politecnico di Milano.

Il rapporto sarà presentato domani 13 marzo a Roma, in un convegno al quale parteciperà anche il Ministro del Lavoro Giuliano Poletti.

La novità di questo rapporto è rappresentata dall’indagine sui costi di alcuni servizi (asili nido, housing sociale e universitario, cura degli anziani, riabilitazione) realizzata con il duplice obiettivo di verificare se vi siano differenze di efficienza nell’offerta fra organizzazioni private non profit ed enti pubblici, a parità di qualità percepita dagli utenti, e di comprenderne le eventuali cause.

La ricerca mette a confronto due strutture comunque di eccellenza per ciascun tipo di servizio in zone omogenee (prevalentemente al Nord, e a Catania per l’housing universitario), e conclude che l’offerta privata risulta più efficiente perché presenta costi unitari minori in media del 23%.

Dato che va letto considerando due aspetti importanti. In primo luogo la differenza dipende dal fatto che le strutture pubbliche risultano appesantite da costi «esterni», generali o indiretti come l’ amministrazione, le utenze, i servizi vari di manutenzione. In secondo luogo costi inferiori non comportano una riduzione della qualità del servizio: il livello di soddisfazione (misurata attraverso le indagini di customer satisfaction condotte dalle singole strutture) non mostra differenze di rilievo, con anzi un leggero «vantaggio» delle organizzazioni non profit.

Fonte: Corriere della Sera

Un esempio valga per tutti, gli asili nido. Un servizio che se svolto da privati può costare fino al 41% in meno. Ma questo divario così significativo dipende dagli stipendi più bassi che percepiscono  gli educatori delle strutture non profit. Ma il bello è che questo non si riflette comunque in differenze qualitative nel servizio percepite dalle famiglie.