Immigrazione. Arrivi triplicati nei primi mesi del 2023

Secondo i conteggi del Viminale in questo inizio di 2023 gli sbarchi di immigrati sulle coste italiane sono oltre tre volte quelli del 2022. Serve attivare un maggior numero di centri d’accoglienza, ma i costi di gestione sono troppo elevati

Dopo la tragedia di Cutro, che ha portato alla morte di almeno 80 persone (ancora il mare sta restituendo i corpi dei naufraghi che risultano dispersi), gli sbarchi e l’immigrazione sono tornati a essere argomento di dibattito, tanto in politica quanto nella società.
E lo sono anche a fronte del grande aumento di arrivi che il 2023 sta registrando: a oggi si contano 20.017 persone arrivate via mare, oltre il triplo di quante ne sono arrivate nello stesso periodo del 2022 (quando furono 6.152). Anche Frontex ha confermato l’aumento delle partenze dal Nord Africa, aumentate tra gennaio e febbraio del 118% rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.
Ma l’impennata maggiore si è avuta all’inizio del mese di marzo, quando solo nei giorni dal 9 all’11 sono arrivate 4.566 persone, secondo i dati riferiti dal Viminale.

Meteo e instabilità della Tunisia tra i motivi dell’aumento delle partenze via mare

Tra i fattori che hanno contribuito a questi numeri c’è sicuramente il meteo: temperature particolarmente miti e condizioni del mare favorevoli hanno spinto chi “organizza” le traversate a partire.
Ma un’altra interessante indicazione arriva dalle nazionalità di chi sbarca: i due maggiori Paesi di provenienza di chi è arrivato nel 2023 sono la Costa d’Avorio e la Guinea, ovvero, come sottolinea Il Post: “i due Paesi sub-sahariani che negli anni scorsi avevano fornito più lavoratori migranti alla Tunisia”. Tunisia, che, da qualche tempo a questa parte sta vivendo un momento molto delicato dal punto di vista politico e sociale. In particolare, il Presidente Saied ha accusato gli immigrati sub sahariani, i quali incontrano sempre maggiori difficoltà in Tunisia e, quindi, decidono di lasciare il Paese, o tornando verso i Paesi d’origine o affrontando la traversata via mare verso l’Italia.
Davanti a questi aumenti degli arrivi, vale la pena sottolineare che, comunque, per quanto riguarda le domande di protezione l’Italia rimane al di sotto di quanto avviene in altri Paesi europei. Secondo Ansa, lo scorso anno da noi sono state presentate 77.195 domande di protezione, contro le 217.735 della Germania, le 137.505 della Francia e le 116.140 della Spagna.

Servono più centri d’accoglienza per l’emergenza l’immigrazione

Ciò non toglie che, con l’aumento degli sbarchi, aumenteranno anche le richieste e, di conseguenza, serve un maggior numero di strutture di accoglienza. A fine febbraio gli immigrati in accoglienza erano oltre 109mila, 32mila in più rispetto al 2022, e con gli arrivi di inizio marzo la situazione è ulteriormente peggiorata. Servono sicuramente più centri, come lo stesso Viminale aveva segnalato a metà febbraio. Vero è che i bandi finora pubblicati (vedi Roma) sono andati deserti. “A scoraggiare cooperative, associazioni ed enti privati – scrive il Corriere della Sera -i costi di gestione troppo alti a fronte di un pagamento pro capite, per migrante, inferiore a quello previsto fino a qualche anno fa”.
Appare evidente, dunque, che i problemi legati all’immigrazione sono tanti e che i numeri degli arrivi sono cresciuti in maniera eccezionale in questo inizio di 2023, ma altrettanto chiaro è che la risposta debba essere quanto più possibile coordinata ed “europea”. Come affermato dalla Presidente del Parlamento Europeo Roberta Metsola: “Abbiamo un dovere da compiere e una responsabilità, siamo una generazione di politici che non può dimenticare queste tragedie. Non dobbiamo rimanere indifferenti davanti a questi eventi, non possiamo accettare che il Mediterraneo diventi un cimitero”.